ROSEA – FRANCO MARMELLO – I Figli come Clienti – ROSALBA SELLA

ROSEA – FRANCO MARMELLO – I Figli come Clienti – ROSALBA SELLA

ROSEA-“COMUNICATIONS/COMUNICAZIONI” – DR. FRANCO MARMELLO – RAMO “SVILUPPO RISORSE UMANE / “HUMAN RESOURCES DEVELOPMENT – ROSALBA SELLA –

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I Figli
come Clienti
manuale sottovoce per parlare con i nostri fligli
e avere qualche probabilità di essere ascoltati

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A Muriel per i suoi bambini

FATHER FORGETS
di W. Livingstone Larned
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Apro questa mia nuova piccola opera riproponendo un classico del giornalismo americano, apparso originariamente come editoriale nel “People’s Home Journal”.

E’ una lettera scritta pubblicamente da un padre al proprio figlio.
Il pezzo é stato pubblicato in centinaia di riviste e  giornali negli Stati Uniti. E’ stato stampato in quasi tutte le lingue esistenti al mondo. E’ stato letto a scuola, in chiesa, a teatro, nelle scuole. E’ uno di quei brani che, buttato giù in un momento di sincerità, tocca il cuore a così tante persone da diventare amato e famoso.

Io l’ho trovato in un libro di Dale Carnegie  sul “Come trattare gli altri e farseli amici”,  e mi é sembrato premessa adatta  per iniziare questo affascinante viaggio all’interno del magico e misterioso mondo interiore dei nostri figli…

F.M.


Ascolta figlio,

ti dico questo mentre stai dormendo con la manina sotto la guancia e i capelli biondi appiccicati alla fronte. Mi sono introdotto nella tua camera da solo.

Pochi minuti fa, quando mi sono seduto a leggere in bliblioteca, un’ondata di rimorso mi si é abbattuta addosso e pieno di senso di colpa mi avvicino al tuo letto. Stavo pensando che ti ho messo in croce, che ti ho rinoroverato mentre ti vestivi per andare a scuola perché invece di lavarti ti eri solo passato un asciugamani sulla faccia, perché non ti sei pulito le scarpe; che  ti ho rimproverato aspramente quando hai buttato la roba sul pavimento.

A colazione, anche lì, ti ho trovato un difetto

Hai fatto cadere cose sulla tovaglia; hai ingurgitato cibo come un affamato; hai messo i gomiti sul tavolo; hai spalmato troppo burro sul pane. E, quando hai cominciato a giocare e io sono uscito per andare a prendere il treno, ti sei girato, hai fatto ciao ciao con la manina e hai gridato: -Ciao papino!-  Io ho aggrottato le sopracciglia e ho risposto: – Su, diritto con la schiena!

Tutto é ricominciato da capo nel tardo pomeriggio.

Quando sono arrivato eri in ginocchio sul pavimento a giocare alle biglie e si vedevano le calze bucate. Ti ho umiliato davanti agli amici, spedendoti a casa davanti a me: – Le calze costano e se le dovessi comperare tu, le tratteresti con più cura-

Ti ricordi  poi quando sei entrato timidamente nel salotto dove leggevo, con uno sguardo che parlava dell’offesa subita? Ho alzato gli occhi dal giornale, impaziente per l’interruzione, e tu sei rimasto esitante sulla porta. – Che vuoi?- Ti ho aggredito brusco. Non hai detto niente e sei corso verso di me; mi hai buttato le braccia al collo; mi hai baciato. Le tue braccine mi hanno stretto con l’affetto che Dio ti ha messo nel cuore e che, anche se non raccolto, non appassisce mai. Poi  te  ne ne sei andato sgambettando giù dalle scale.

Bé, figlio, é stato subito dopo che mi é  scivolato di mano il giornale e mi ha preso un’angoscia terribile. Cosa mi sta succedendo?  Mi sto abituando a trovare colpe, a sgridare? E’ questa la ricompensa per il fatto che sei un bambino, non un adulto? Non che non ti volessi bene, beninteso: solo che mi aspettavo troppo dai  tuoi  pochi anni e insistevo stupidamente a misurarti col metro della mia età. E c’era  tanto di buono, di nobile, di vero, nel tuo carattere: il tuo piccolo cuore così grande come l’alba sulle colline. Lo dimostrava il generoso impulso di correre a darmi il bacio della buonanotte.

Nient’altro per stanotte, figliolo. Solo che son venuto qui vicino al tuo letto e mi sono inginocchiato pieno di vergogna. E’ una misera riparazione, lo so che non capiresti queste cose se te le dicessi quando sei sveglio. Ma domani sarò per te un vero papà. Ti sarò compagno, starò male quando starai male e riderò quando riderai. Mi morderò la la lingua quando mi saliranno alle labbra parole impazienti. Continuerò a ripetermi, come una formula di rito: -E’ ancora un bambino, un ragazzino! Ho proprio paura di averti sempre trattato come un uomo.

E, invece, come ti vedo adesso figlio, tutto appallottolato nel tuo lettino, mi fa capire che sei ancora un bambino. Ieri eri dalla tua mamma, con la testa sulla sua spalla.

Ti ho sempre chiesto troppo, troppo…

Prologo

  • Ho tre figli. Li ho allevati tutti alla stessa maniera, ma sono completamente
     diversi uno dall’altro

    E’ un commento classico.
    Chi non ha mai sentito esprimersi una mamma o un papa’ in questo modo?
    Chi di noi, se ha dei figli,  non si é mai espresso così?

    Svolgere il ruolo di genitore con nuova consapevolezza e impegno, significa rendersi conto che educare i figli con soddisfazione prevede lo sviluppo di una capacita’ particolare.

    La soddisfazione consiste nel riuscire a vedere il risultato del proprio lavoro di educatore: i figli ti ascoltano, riflettono mentre tu parli, ti interpellano, chiedono consigli, si fidano, compiono azioni dalle quali capisci che stanno tentando di mettere in pratica i tuoi consigli; se sbagliano chiedono aiuto. Inostri figli sono persone, individui.

    Ognuno di noi che ha desiderato costruire e mantenere rapporti di qualità con le altre persone, che ha desiderato -nella propria attività per esempio- essere ascoltato (interpellato, tenuto in considerazione), ha dovuto sviluppare delle capacità particolari che lo hanno portato piano piano -con l’esperienza e con un immenso esercizio di pazienza- a ottenere risultati apprezzabili. Lo sviluppo di queste capacità e’ collegato a princìpi e valori che costituiscono il nostro bagaglio tecnico e umano quando noi nel tempo cresciamo e diventiamo adulti migliorando e  modificando in meglio il nostro carattere, limandone gli spigoli al fine di non colpire e ferire gli altri, quegli altri da cui desideriamo essere ascoltati, interpellati, seguiti, tenuti in considerazione; quegli altri che sentendosi colpiti, feriti, si difendono da noi e non ci ascoltano, non riflettono mentre parliamo, non ci interpellano, non ci chiedono consigli; quegli altri che di noi non si fidano e che non compiono azioni tentando di mettere in pratica i nostri consigli.

    Che tragedia se questo comportamento negativo e di rifiuto nei nostri confronti viene tenuto dai nostri clienti, dai nostri capi, dai nostri collaboratori, dai nostri amici…

    Quanta fatica facciamo per comprendere meglio i parametri di valutazione che i nostri interlocutori usano per valutare il nostro comportamento…

Noi desideriamo (e ne abbiamo bisogno) instaurare con loro un buon rapporto. Il fine é di mantenere una relazione proficua:

  I nostri Clienti continuano ad acquistare da noi, ci sono fedeli
I nostri Capi si fidano di noi e ci delegano incarichi gratificanti
I nostri Collaboratori ci riconoscono come guida
I nostri Amici ci cercano, perché stanno bene con noi

 

E i nostri figli?


Loro sono i nostri Clienti più difficili e impegnativi.
Per servirli al meglio deve crescere i noi genitori l’interesse e l’impegno nel raccogliere informazioni di un certo tipo sul loro carattere, sul loro comportamento.

Se queste informazioni vengono raccolte con buon senso e impegno (tralasciando dispersivi e spesso dannosi fanatismi psicoanalitici), riusciremo sicuramente a conoscerli meglio.

Conoscere meglio i nostri figli diventa l’esercizio quotidiano che propongo ai lettori di questo manuale definito, nel titolo, sottovoce. L’ho definito cosi’ perche’ desidero non diventi un pezzo di carta troppo importante o un’altra delle tante teorie da applicare in modo dogmatico. L’applicazione forzata di qualsiasi teoria produce, nella maggior parte dei casi, soltanto stress e fatica ulteriore, anziche’ benefici.

Desidero che il mio lavoro possa arrivare a essere per voi, cari Genitori, un modesto ma concreto aiuto per migliorare la qualita’ del vostro ruolo; abbinato naturalmente ad altre conoscenze, a buon senso; a ragione e, soprattutto, ad Amore.

Giocate con il mio manuale in modo serio, ma non prendetelo troppo sul serio.

Io l’ho costruito divertendomi, come mi sono divertito in questi anni passati a lavorare in mezzo a tanti clienti, capi, collaboratori, amici; a tanta gente dal cui consenso nei miei confronti é dipesa spesso la mia sopravvivenza fisica e morale.

Uno degli obiettivi del mio lavoro e’ cercare di capire i differenti tipi di carattere che mi trovo a dover trattare. E questo sono chiamato a insegnare ai miei Clienti, nelle aule di formazione dove spesso li incontro.

Così ho cercato di fare con mia figlia Muriel.

Durante tutto questo tempo ho cercato di sistemare le esperienze nella mente, costruendo una modesta guida che, pero’, consulto sempre molto volentieri e con curiosita’. La consulto per avere un aiuto. Devo decidere ogni volta quale tipo di atteggiamento adottare al fine di ottenere l’ascolto e l’attenzione dei miei interlocutori. Il loro carattere e il loro umore possono condizionare pesantemente il tipo di comunicazione ideale a cui io ambisco.

Parlo di una modalita’ efficace, naturalmente, una modalita’ che mi consenta di instaurare un rapporto utile a realizzare il tipo di servizio che proprio i miei
interlocutori mi richiedono.

Personalmente considero la comunicazione efficace, oltreche’ un dovere professionale, uno strumento straordinario e magico per la ricerca della qualita’ della vita e della felicità in ogni campo dell’esistenza.

Perche’ sui nostri figli?


Il manuale parla di loro perche’, come già spiegato, loro sono i nostri interlocutori piu’ importanti, verso i quali abbiamo le responsabilita’ maggiori. Piu’ delle mogli; piu’ dei mariti; piu’ dei nostri capi, collaboratori e colleghi; piu’ dei nostri clienti; piu’ dei nostri allievi (se insegnamo); eccetera.

Non spiego queste responsabilita’ sociali, perche’ ognuno di noi le sente dentro e sono difficili da descrivere senza cadere nel banale e nel patetico. Ma spiego, in due parole l’aspettativa di tutti noi genitori:

ci sentiamo amati dai nostri figli
anche in relazione all’ascolto e all’attenzione
che loro ci dedicano…

Ovviamente questa guida non puo’ considerare in assoluto ogni tipo di figlio, in ogni tipo di situazione. Puo’ comunque rappresentare, ribadisco, un buon aiuto per “riconoscerli” e comunicare con loro nel modo  piu’ utile e adeguato, tenendo conto dei caratteri  generali  presentati.

Molti figli presentano dei caratteri un po’ dell’uno un po’ dell’altro tipo.
Sta a noi genitori usare il buon  senso nel definirli e nel scegliere il modo migliore per comunicare con loro.
Consultate la guida dopo esservi trovati in una situazione difficile.

Consultatela per capire che cosa avreste o non avreste dovuto  fare per sentirvi ascoltati. Consultatela  per capire come potrete affrontare meglio la situazione, con i vostri figli, in futuro.

Chiunque desideri svolgere con soddisfazione il ruolo di genitore deve porsi l’obiettivo di diventare:

° Un buon osservatore
° Uno che sa ascoltare
° Un buon psicologo
° Un esperto di relazioni umane

 

Abituiamoci ad affrontare questo compito con amore, ma anche con la massima professionalita’. Dobbiamo convincerci che e’ importante per noi genitori essere capaci di aver a che fare con l’individuo, con la persona che nostro figlio o nostra figlia sono e possono diventare.

Comincia il viaggio dentro al magico e misterioso mondo dei nostri figli, cari genitori. Ma ricordatevi: quanto segue e’ solamente uno spunto per aiutarvi ad analizzare e capire come dovete cercare di comunicare con loro.

Il buon senso e il vostro approccio individuale troveranno la strada giusta e naturale per portarvi al successo.

Buon lavoro e buona vita!



P.S. – Troverete che molte delle soluzioni esaminate rappresentano delle
buone regole per qualsiasi situazione di vita, anche al di fuori del
vostro ruolo di genitori.


I figli timidi

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Cari genitori,

inizia quì il promesso, affascinante e avventuroso viaggio intorno al magico mondo dei nostri figli.

Cominciamo a descriverli.
Quando i figli ci appaiono un po’ vergognosi, imbarazzati e per nulla aggressivi, generalmente li definiamo timidi.

Ci rendiamo conto che i nostri cuccioli hanno difficolta’ particolari a prendere una decisione e che, nell’intimo, desiderano che noi genitori decidiamo per loro.

° DEFINIAMO IL NOSTRO OBIETTIVO che è, naturalmente, quello di aiutarli a sentirsi più sicuri, senza sostituirci a loro.

° RIFLETTIAMO SUL COME COMPORTARCI per raggiungere il nostro intento di soccorso.

 

La prima mossa da fare è quella di  dimostrare approvazione nei loro confronti, condividendo -sinceramente- il loro atteggiamento di prudenza nel programmare e pensare prima di prendere una decisione.

 

A questo punto possiamo tentare di  ottenere la loro partecipazione:

  • Dimostrando che siamo interessati a quanto ci stanno dicendo
  • Cercando di farli partecipare, in ogni modo, a quanto diciamo noi               Coinvolgendoli nel modo che la nostra fantasia e il nostro amore ci suggeriscono

 

Se ci chiedono un consiglio dobbiamo essere molto decisi nel fornirglielo:

I figli timidi sono in difficoltà nel fare una scelta e se noi siamo insicuri nel consigliarli, le cose non possono che peggiorare.

 

Quando hanno deciso grazie al nostro consiglio, aiutiamoli a convincersi di aver  

scelto bene; a prescindere dalle titubanze e dai dubbi che li  hanno tormentati

durante l’analisi delle varie alternative.

Non facciamo pressioni, però:

       ° Esponiamo chiaramente il nostro punto di vista.
° Ascoltiamo attentamente i loro dubbi e le loro perplessità.
° Non sfuggiamo alle loro obiezioni: essere sfuggenti o superficiali di fronte  

         alle loro titubanze o fare eccessive pressioni, crea soltanto ostilità e può  

         compromettere il rapporto. Anche se fare pressioni a volte sblocca la  

         situazione e induce i figli timidi a prendere finalmente una decisione,  

         possono  sentirla, in seguito, come una cosa non saggia.

 

Rassicuriamoli, perchè i figli timidi hanno bisogno di aiuto psicologico; in

modo particolare dopo aver deciso.

 

Infine sforziamoci di essere  tolleranti:

    Nessuno è perfetto, nemmeno i nostri figli

    Impariamo a sopportare la loro (a volte estenuante) timidezza che noi consideriamo un clamoroso handicap per la loro vita futura.
Non mostriamo troppo chiaramente il nostro dispiacere e la nostra delusione.
Impariamo a fare tutto questo con amore, in modo veramente disinteressato.

con i figli timidi ci vuole molta determinazione
ma anche molto tatto…


Il viaggio è iniziato, cari genitori.
Al prossimo capitolo per parlare dei figli diffidenti.
Chi vuole documentarsi volti pagina…


I figli diffidenti
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Bentornati,

nel precedente capitolo abbiamo parlato dei figli timidi: “clienti” sicuramente difficili da servire. Cosa paghereste per vedere i vostri figli più sicuri, senza per questo diventare arroganti? Cosa paghereste per non vederli mai in difficoltà, senza per questo vederli aggressivi con gli altri?

Avete sperimentato, in questi giorni, qualcuno dei miei suggerimenti?
Sarebbe costruttivo, per me e per voi, saperne di più sui tentativi di applicazione dei metodi educativi suggeriti.

Se credete, io vi ascolto…
(info@francomarmello.it)

Passiamo ora a un’altra tipologia di figli: quelli diffidenti.
Un grande dolore, per noi genitori, quando i figli diffidano di noi e delle istruzioni per l’uso sulla vita con le quali tentiamo di attrezzarli…

Parliamone senza farne una tragedia.
Possiamo definire diffidenti i nostri figli quando dubitano di qualsiasi cosa noi diciamo per guidarli nella vita, assumendo un modo di fare che esprime chiaramente la richiesta: PROVAMELO!

I nostri cuccioli stanno sulle difensive e ci fanno spendere molto tempo (loro ne perdono e non crescono), oltre che farci sentire inaffidabili ai loro occhi (che dolore!).

Tutti abbiamo sperimentato che pontificare: lo dico per il tuo bene…! non serve a niente.

Allora vediamo.
Mettiamoci a tavolino con calma e fiducia e compiliamo la nostra scaletta del comportamento più adeguato.

DEFINIAMO IL NOSTRO OBIETTIVO che questa volta è quello di aiutarli

rilassarsi e a non stare sempre così in difesa nel rapporto di comunicazione co

noi e (molto probabilmente, anche se con modalità camuffate) con il mondo

intero. Dovremo cercare di convincerli che, per quanto ci riguarda, non è nelle

nostre finalità approfittare del ruolo di genitori per imporre idee e opinioni

(occorrerà che sia vero, però; facciamoci un esame di coscienza). Dovranno

capire che il nostro unico interesse è, quando possibile, quello di essere veramente

utili al loro processo di crescita.

 

RIFLETTIAMO SUL COME COMPORTARCI per raggiungere il nostro intento di

soccorso. La prima mossa da fare, per disinnescare il loro meccanismo di difesa,  è

quella di essere molto precisi rispetto a quanto intendiamo comunicare.  I giri di

parole provocano diffidenza. Dobbiamo parlare con loro di quanto ci interessa

condividere evitando battute e  discussioni che possano causare fraintendimenti.

Dobbiamo parlare di fatti e non di opinioni. Se i nostri figli diffidenti vogliono

approfondire con noi qualche argomento, dobbiamo pregarli di essere, a loro

volta,  precisi sulla definizione del contributo che desiderano da noi. In buona

sostanza, dobbiamo esprimerci con  loro sempre molto chiaramente: a scanso di

equivoci…

 

Un’altra delle accortezze che dobbiamo tenere per ridurre la loro diffidenza è quella di dare prova, sempre, di quanto affermiamo:

Quando parliamo di noi, della nostra giovinezza, del nostro tempo della scuola,

del nostro lavoro, delle nostre difficoltà e dei nostri risultati in generale, dobbiamo

usare riferimenti certi e verificabili. Quando parliamo in famiglia del nostro lavoro

non dobbiamo tradire i segreti professionali (neppure per una confidenza

straordinaria), specialmente quando loro ci ascoltano. I figli sono idealisti (fino a

quando noi non li rendiamo cinici), specialmente quelli diffidenti.

 

Facciamo in modo (usando quanto ci rimane della fantasia giovanile e giocosa di

cui tutti siamo forniti dalla Creazione) che assistano casualmente ai nostri rapporti

migliori con il prossimo: dovranno imparare ad apprezzarci e a essere orgogliosi di

noi (sempre se ce lo meritiamo)

 

Un altro tentativo intelligente è quello di tentare di parlare il loro stesso linguaggio:

Non dobbiamo apparire, ai loro occhi, superiori

Nè troppo accondiscendenti

Tantomeno autoritari

Ancora più intelligente (già detto, ma da ribadire) è il tentativo di non discuter

inutilmente: cerchiamo di essere d’accordo con loro per quanto possibile ed etico

Vincere una discussione con i figli diffidenti, sovente porta a compromettere per

sempre il rapporto. Dobbiamo tentare di corregere i loro presunti errati punti di

vista in un altro modo.  

 

Come con i figli timidi -quì più che mai- non dobbiamo fare pressioni:

Esponiamo chiaramente il nostro punto di vista.

 

Ascoltiamo attentamente le loro obiezioni (pericoloso tentare di sfuggirle). Essere

sfuggenti o superficiali di fronte alle obiezioni che i figli diffidenti ci manifestano fa

aumentare la loro ostilità.Con i figli diffidenti il fare pressione non sblocca, di

sicuro, la situazione.

 

Infine, cerchiamo di fare onestamente presente i pro e i contro di quanto

sosteniamo. Evitare un atteggiamento critico, positivo, costruttivo nei confronti del

genitor-pensiero, per paura del loro spirito spesso pungente o -peggio ancora-

essere disonesti e nascondere spudoratamente le molte facce della verità, alla fine

si ritorcerà contro di noi.

 

IN BUONA SOSTANZA
CON I FIGLI DIFFIDENTI
DOBBIAMO CERCARE DI ESSERE
MOLTO ONESTI INTELLETUALMENTE
E PRECISI


Buon lavoro, cari genitori.
Se vi interessa, fra poco parliamo dei nostri figli quando sono troppo spavaldi.

 

I figli spavaldi
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Rieccoci per parlare di loro, dei figli spavaldi, cari amici.
Sono due le tipologie di figli finora presentate: i figli timidi e quelli diffidenti.

 

Li avete osservati?
Avete riscontrato nei loro comportamenti le caratteristiche da me indicate?
Cosa avete fatto, di nuovo, per affrontare il problema?
State imparando ad aiutare i vostri figli timidi a diventare più sicuri?
State imparando ad aiutare i vostri figli diffidenti a non schiantarsi sulla loro paura di credervi e a non perdere la grande opportunità di poter fare buon uso della vostra esperienza?


Niente è più difficile, vero?

Ma andiamo avanti col nostro libro.
E confrontiamoci per email (se volete) fra  noi genitori.
L’unione fa la forza!

Ho annunciato di voler parlare, in questo capitolo, dei figli spavaldi.
Grande proccupazione ci attanaglia quando vediamo i nostri figli troppo spavaldi, nascondere con questo tipo di atteggiamento una profonda insicurezza. E che noi, tirandoli su,  non siamo riusciti a evitare loro questa reazione caratteriale.

Ce ne rendiamo conto ogni volta che li vediamo reagire così spavaldamente aggressivi e soffriamo: vorremmo aiutarli; impedire loro questa reazione negativa  con un rimbrotto, un predicozzo. Ma è poca cosa e sbagliata: un rimbrotto e un predicozzo non hanno mai fatto cambiare nessuno.

Ricordate come voi -da bambini, da ragazzi- reagivate a questo tipo di stimolo che vi arrivava dal mondo adulto?

E’ ora?

Ci sono anche dei genitori spavaldi.
E se lo siete sapete benissimo di cosa parlo.

Eccoci entrati a capofitto nel tema.

Recuperando le prime cose dette in premessa, possiamo definire spavaldi i nostri figli quando appaiono aggressivi, molto (troppo) sicuri di loro stessi; benché sovente, con questo tipo di atteggiamento (il nostro cuore di papà e di mamma ce ne fa rendere conto) nascondano una profonda insicurezza.

I figli spavaldi sono degli ottimi oratori e dei pessimi ascoltatori.
Questo rende molto  difficile per noi tentare di orientarli.
Anche perchè il nostro ego (prima di essere genitori siamo individui) viene colpito a morte; perchè ci sentiamo impotenti nell’aiuto -che proprio con la loro manifesta spavalderia- i nostri figli ci stanno disperatamente chiedendo.

I figli spavaldi tentano sempre di essere padroni della situazione.
Senza rete, come dei trapezzisti incauti.

IL NOSTRO OBIETTIVO QUESTA VOLTA è di far capire che ci siamo, che capiamo e che -senza umiliare il loro esagerato tentativo di essere brillanti- riusciremo a farli uscire dalla cattività in cui si trovano (l’insicurezza); riusciremo ad aiutarli nel non aver più bisogno di quella reazione obbligata (la spalvaderia) che stressa anche loro.

ECCO I COMPORTAMENTI SUGGERITI:

La prima cosa da fare è non disapprovarli in partenza per il loro comportamento, questo metterebbe la loro spavalderia al servizio di una reazione difensiva immediata e impedirebbe il dialogo. La maschera non si butta così, subito. Non ce la darebbero subito vinta… Poi condividere -per quanto possibile- principi e valori comuni. Magari li esprimono con spavalderia, ma sono validi. Difendiamo sempre il principio della questione, mai la nostra posizione. Non facciamoci fregare  dall’entrare in lunghe discussioni, se non strettamente necessario: discutere spesso snerva, stressa, logora i rapporti. Evitiamo di interromperli mentre parlano (già stressati in partenza dalla loro spavalderia). Non cadiamo nella trappola dell’intolleranza. Restiamo pazientemente sul tema, portiamolo avanti a ritmo costante; se è un buon tema (per noi e per loro)  e ci crediamo, lo riconoscereanno: non c’è spavaldo che tenga quando un tema è utile e valido sia per chi parla che per chi ascolta. Otteniamo la loro partecipazione dimostrandoci interessati (con domande intelligenti e non battute) a quanto affermano. Dimostriamoci sempre onesti nel riconoscere i nostri errori, le nostre gaffe (ops, toppato; eccetera…), altrimenti ce lo faranno presente loro (spavaldamente); onesti anche nel dialogo: non approfittiamo della nostra evoluzione, tanto non li freghiamo.
E ascoltiamoli bene, dimostrandoci colpiti dalle loro esperienze e conquiste: la loro spavalderia, in fondo (lo abbiamo detto) è una richiesta di attenzione.

 

Convinciamoci che la loro spavalderia non è contro nessuno, tantomeno contro di noi. Se il loro atteggiamento spavaldo ci dà troppo fastidio e ci diventano antipatici (quando fa così, lo strozzerei…), sarà un disastro.

Altrochè educarli e (per dirla con Socrate) far nascere in loro, dopo averne smascherato i falsi convincimenti, il desiderio della ricerca della verità…

Sarà dura, ma ce la possiamo fare.
Ora rilassiamoci parlando dei figli amichevoli.
Che non lo siano troppo, però.
Dai, girate pagina…



I  figli amichevoli

(troppo)
_______

Eccomi,

allora come sono i vostri figli?

Timidi, diffidenti, spavaldi
Avete imparato a osservarli meglio?
Spesso i  figli sono degli sconosciuti per noi.

Vi è mai successo di sorprenderli in mezzo ai loro amici (senza che si accorgessero di voi, naturalmente) e di pensare: –ma è proprio lui/lei?-

Avete mai sentito parlare di loro (dagli altri) in modo irriconoscibile per voi?
E’ un classico!

Allora ingrandiamo la lente
Aumentiamo l’attenzione.

Tenterò di fornirvi una ulteriore chiave di lettura aiutandovi a individuare i figli troppo amichevoli.

Potrebbero apparire una gioia, fra tutti gli altri tipi di ragazzi così difficili da orientare nella costruzione del loro carattere: sono sempre allegri, di ottimo umore; sembra siano d’accordo su tutto quanto noi genitori diciamo.


Possono però facilmente farci dirottare dal nostro scopo di educatori.
Sono in buona fede, ma spesso non sinceri.
Abbiamo bisogno della loro attenzione per comunicare i principi sui quali formarli, ma potremmo avere molte difficoltà a ottenerla.

Sono bravissimi a “comprarci” con il loro affetto gioioso e noi diventiamo, spesso, troppo indulgenti e incapaci di intuirne la debolezza.


IL NOSTRO OBIETTIVO qui è di restituire questa loro gioiosità, senza mai perdere il nostro ruolo: non siamo loro amici, non soltanto.  Se diventiamo solo amici dei nostri figli il rischio è di perdere quella leadership di servizio che ci permette di orientarli verso il futuro meglio di qualunque altro. Siamo i loro genitori: più forti di tutti, più affidabili, più credibili, più preparati e autorevoli. Se non siamo noi a occupare questa postazione di guida, ci penserà qualcun altro; magari una cattiva compagnia adulta. Accade troppo spesso (lo leggiamo sui giornali).

a noi non deve accadere!


COME COMPORTARCI?

Sicuramente dobbiamo rispondere al loro atteggiamento affettuoso con entusiasmo sincero, ma -nel contempo- non farci sviare troppo dal loro seducente continuo, amichevole chiacchericcio.

 

Il motivo di tale nostra ben organizzata “resistenza” è che dobbiamo ottenere  la loro completa partecipazione a quanto stiamo suggerendo. Dimostrare quindi interesse, ma interessarli di più.

 

Dobbiamo ascoltarli, certamente; essere colpiti dalle loro esperienze e conquiste: è bello per loro vederci impressionati positivamente dalle imprese affrontate. Non dobbiamo, però, farci distrarre troppo dal nostro piano educativo.

 

Dobbiamo impressionarli anche noi, facendo uso di storie, affascinanti: analogie; testimonianze e aneddoti possono essere di grande aiuto nel condurre in  porto l’autorevole punto di vista del genitore.

 

Ovviamente i riferimenti storici e fantastici utilizzati dovranno essere pertinenti e appropriati  alla situazione affronata nel dialogo.

 

Nella nostra proposta dobbiamo creare in loro emozione (è quanto il mondo esterno cerca di fare su di loro ogni giorno).

 

Dobbiamo incoraggiare la loro ambizione e voglia di riuscire, la realizzazione concreta dei sogni e degli entusiasmi.

 

I nostri figli desiderano poter pensare che i progetti di vita da noi esposti sono eccitanti e al passo con il progresso.

 

Se noi appariamo eccitanti e ambiziosi, ne dedurranno che i progetti esposti per loro lo siano.

 

Poniamo loro delle domande -su quanto riferitoci- che richiedano impegno:
Da quanto tempo covano quel sogno
Quali sono le maggiori difficoltà che stanno incontrando nel cercare di realizzarlo
Quali altri obiettivi hanno
Quali sono i tempi previsti per la loro realizzazione

 

Approfittiamo benevolmente del loro atteggiamento amichevole nei nostri confronti per renderli concreti e ridurre al massimo il pericolo di disperdere energia che la loro età e questo particolare carattere naturalmente rischiano.


Riassumendo: il loro atteggiamento amichevole potrebbe essere una fuga per non permetterci di indirizzarli e impegnarli sul futuro. Forse del futuro hanno un po’ paura. Forse ne abbiamo paura anche noi quando diventiamo amici in modo sbagliato dei nostri figli e non siamo più la loro guida, il loro capitano.

Riflettiamo…
Pensare a loro fa crescere anche noi.

A fra poco per parlare dei fantasiosi

I figli fantasiosi
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Ecco il figlio più frizzante,

 IL FANTASIOSO!

Con i ragazzi timidi ci vuole molta determinazione, ma anche molto tatto; con quelli diffidenti dobbiamo cercare di essere molto onesti intellettualmente e precisi; con gli spavaldi dobbiamo fare il miracolo socratico di educarli cercando di far nascere in loro -dopo averne smascherato i falsi convincimenti- il desiderio della ricerca della verità; nel capitolo scorso -parlando dei figli amichevoli- abbiamo concluso con la riflessione che se diventiamo amici in modo sbagliato dei nostri figli, rischiamo di non essere più la loro guida, il loro capitano.

Sarebbe bello, ma non c’è una pozione magica per diventare dei buoni genitori davvero. Rimangono umili tentativi intelligenti per far bene. Ci si può aiutare con le informazioni che il mondo dell’educazione mette oggi a disposizione; con questo libro, se lo trovate utile, cari genitori-lettori.

Rimettiamoci al lavoro, dunque, parlando in questo capitolo dei nostri figli fantasiosi.

I figli fantasiosi sono, sicuramente, i più originali:  nel modo di fare, di vestire; nella scelta degli studi come dei divertimenti; nel comportamento in generale.

Sono molto originali!

Afferrano velocemente le idee, specialmente quelle nuove e danno ai problemi delle soluzioni spesso dettate dalla loro immaginazione.

La routine e le tradizioni li annoiano (riuscite con facilità, in occasione delle canoniche ricorrenze, a trascinarli con voi nelle solite visite parentali? Come li coinvolgete? Cosa avranno mai organizzato per le prossime vacanze…?

Questo tipo di figlio pensa e agisce velocemente; anche troppo

IL NOSTRO OBIETTIVO è  quello di salvare e alimentare questa bella fantasia, orientandola, però,  al servizio di risultati veri; anzichè nella fuga dalla noia della routine.

VEDIAMO

Dobbiamo essere positivi e fiduciosi. Un atteggiamento frizzante e aperto da parte

nostra (seppur vigile)  indurrà i nostri figli fantasiosi ad avere fiducia in noi e in

quanto diciamo, proprio per come lo diciamo. Penseranno di essere così fantasiosi

per cause cromosomiche, di avere ereditato proprio da noi questa bella

caratteristica. Sarebbe bello che pensassero a noi come a dei modelli ispiratori,

no? (senza riferirsi a modelli esterni non sempre raccomandabili).

 

Dobbiamo evitare le cose ovvie. Anche se vogliamo essere certi che i nostri figli

capiscano bene il valore di fondo di quanto tentiamo di trasferire nelle loro

coscienze, non consideriamoli così poco intelligenti solo perchè sono un po’

strani, particolari (la fantasia non è proprio una dote di tutti, per questo ci

appaiono particolari). Non  perdiamo dunque troppo tempo su punti del discorso

ovvi ed elementari.

 

Dobbiamo ottenere la loro partecipazione con formule originali di conversazione

e dimostrare loro il nostro stupore positivo, il nostro interesse per l’originalità di

quanto stanno dicendo (altrimenti si bloccano).

 

Evitare: -ma cosa stai dicendo?- -fammi il favore di stare coi piedi per terra!- -tu ti

sei bevuto il cervello, caro mio- eccetera…

 

Dobbiamo assolutamente coinvolgerli. Patch Adams, il famoso oncologo, manda i

suoi collaboratori a studiare nei circhi, affinchè imparino a coinvolgere –per

tentare di farli guarire con la risoterapia- i piccoli malati di cancro.


Dobbiamo ascoltarli bene, essere colpiti dalle loro originali esperienze e conquiste

anche se un po’ ci spaventano. Loro desiderano impressionarci positivamente

perchè del nostro parere e delle nostre reazioni, in fondo, si fidano (vorrebbero

potersi fidare). Il  nostro giudizio negativo, invece,  ammazza piano piano la loro

fantasia.

 

Poniamo l’accento sulle novità del mondo. Assicuriamoci che i nostri figli

fantasiosi capiscano che siamo aggiornati, al passo con le innovazioni, pronti a

incontrare  le nuove necessità che questo tempo nuovo e cambiato farà in tempo a

presentare a noi, oltre che a loro. Ce la faremo a essere -in futuro- i loro maestri, i

loro tutor, i loro méntori, le loro guide in questa selva oscura, oltre che dei bravi

ma noiosi genitori? In buona sostanza, mostriamo loro la nostra ambizione a non

nvecchiare.


Si perde la guida quando si lascia il comando.
Nessuno segue una guida che non conosce il cammino verso la conquista di un nuovo territorio dove trovarsi per amare e lavorare con bellezza, gioia e fantasia.

Nel film La storia infinita il “nulla” voleva distruggere il Regno di Fantasia, perchè ne aveva paura, perchè minacciava il suo nefasto potere.

Aiutiamo i nostri figli a creare il mondo nuovo.
Meglio loro fantasiosi che dei sedicenti “potenti” chiaccheroni e ciarlatani.

A prestissimo per parlare di quando i nostri figli sono scostanti.
Che spina nel cuore…

I figli scostanti
_______

Che spina nel cuore,

lo abbiamo appena detto, quel tipo di figlio che ci sfugge così puntualmente:  LO SCOSTANTE

Lorenzo (o -come tutti lo chiamano- Jovanotti) in un suo pezzo di qualche anno fa sosteneva che i giovani (i nostri figli) sono come saponette: “sgusciano” tra le mani degli adulti, di quegli adulti (noi genitori) che magari vorrebbero aiutarli, ma non trovano il canale di comunicazione giusto per arrivare al loro cuore, alla loro intelligenza emotiva.

I nostri ragazzi scostanti, infatti, non ci guardano mai negli occhi,  sempre immersi nei loro pensieri.

Quante volte ci siamo chiesti, osservando nostra figlia o nostro figlio così lontani da noi con la mente: ma cosasta  pensando?

Qualche volta abbiamo anche sbottato: vorrei entrare nella tua testa per capire cosa c’è! .

Qualche volta siamo stati imperativi: guardami negli occhi!

Niente da fare…!

I figli scostanti sono caratterizzati da una chiara durezza che a volte ci annoia addirittura. Nostro figlio o nostra figlia ci annoiano e ci deludono perchè non partecipano al tentativo di farli entrare nella  nostra visione del mondo, nelle cose che per loro e con loro vogliamo condividere.

Arriviamo a sentirci inutili.
Ce ne parla, in modo straziante, Nanni Moretti nel suo bellissimo film La stanza del figlio.

Ma non perdiamoci d’animo…
Una maggior conoscenza delle dinamiche del comportamento giovanile e l’amore profondo che nutriamo per i nostri figli, ci aiuteranno a raggiungerli (senza invaderli) in quell’altrove dove spesso si trovano e a far si che si accorgano di noi.

COME?

Per esempio, facendo uso di pause mentre cerchiamo di interessarli a qualche nostro discorso, pause interlocutorie accompagnate da sguardo interessato (il più possibile intelligente), quasi a chiamarli verso di noi.

 

Usando strumenti culturali nuovi e adeguati: linguaggi, conoscenza degli eventi e dei fenomeni che li interessano particolarmente: cronaca, storia, tecnologia, ecc.

 

Evitando le ovvietà: i figli scostanti sono spesso particolarmente sensibili e un po’ sofisticati, non dobbiamo perdere tempo con loro su punti troppo elementari del discorso.

 

Dimostrando interesse a qualsiasi -sia pur piccolo- segnale che ci inviano con una frase, un’ osservazione, un gesto (valgono anche i grugniti).

 

Facendoli sentire, malgrado il loro modo scostante, al centro della nostra attenzione. A volte siamo così presi dal parlare (non lo facciamo solo con i nostri figli) che quasi ci dimentichiamo di chi ci ascolta e delle sue dinamiche di attenzione.

 

Qualche domanda (giusta) e molto ascolto possono rappresentare la posologia adatta, in questo senso.

 

Se ben calibrate e adatte, possono far parte della “cura”: analogie; testimonianze; storielle; aneddoti; riferimenti culturali e storici.

 

Anche chiedere ai nostri figli, con interesse e umiltà, di spiegare meglio per cercare noi di capire, può servire.

 

Sono tentativi, cari genitori.
Ma vale la pena di farli.

I nostri figli sono scostanti fuori, ma teneroni dentro: proprio come noi.
Quando vedono un bel film o leggono una bella storia, si aprono ai sentimenti.
E poichè sono bisognosi di aprirsi, qualche volta possono incontrare registi che offrono loro parti cattive, parti che possono farli sentire protagonisti oggi, ma che non permetteranno loro di uscire in cartellone domani sul palcoscenico del progresso.

Ciack si gira!
I registi siamo noi.

Attrezziamoci!

Tra poco parliamo dei prudenti.


I figli prudenti
(troppo)
_______

La prudenza non è mai troppa,  recita un vecchio detto.

Ma -a volte-  noi che abbiamo dovuto “farci da sè” (come si dice) e trovare il coraggio in tempi più difficili (così ci appaiono nel ricordo)  di osare per inventare famiglia e lavoro e difendere questi due valori fondamentali della vita contro intemperie impietose;  noi genitori che spesso celebriamo questo passato di guerrieri, ci preoccupiamo davanti all’atteggiamento apparentemente e vagamente dubbioso dei nostri figli PRUDENTI. ( In tempo di guerra… mi ammoniva mia  mamma Dorina per spronarmi ad avere più  coraggio). Di loro voglio parlarvi in questo capitolo dei figli come clienti.

Una delle caratteristiche dei  figli prudenti è quella di esigere, con severità e pignoleria (magari eccessive ai nostri occhi),  che i genitori siano più precisi e che espongano meglio il loro pensiero, quando dicono ai figli cosa sarebbe meglio e/o più utile fare.  

Possono chiederci di ripetere il nostro messaggio, anche con aggressività (forse nemmeno intenzionale, ma suggerita dal sentimento di prudenza che li anima) :

-cosa intendi dire scusa…?!-
-puoi ripetere…?!-
-cioè…?!-

Nella superficiale presunzione che a volte -senza neanche che ce ne accorgiamo- colpisce noi genitori, riusciamo perfino a preoccuparci in maniera pesante ponendoci quesiti come:

ma perchè è così disinteressato a quanto gli dico?-
-non sarà mica così poco intelligente da non saper accogliere il mio verbo?-

La verità è che un figlio prudente darà buoni risultati d’ascolto soltanto dopo che il genitore gli avrà dedicato molto tempo e pazienza.

Ecco un piccolo vademecum per comunicare con un figlio prudente:

DAGLI IL TEMPO DI CAPIRE
Sii rilassato mentre passi il tuo messaggio.
Fai pause complici mentre comunichi con lui, ricordati che gli sguardi, i gesti e i sorrisi incidono più di qualsiasi parola.
Non avere fretta di avere il suo assenso, dagli modo di soppesare bene le tue proposte; in maniera da poter decidere.

 

PROVAGLI QUANTO AFFERMI
Senza lagnarti, rimpiangere o rinfacciare, parlagli delle soglie di difficoltà da te superate nella vita.
Senza esibirti, fa che assista  al superamento di qualche prova difficile che tu sai affrontare con coraggio (la vita familiare è piena di questi eventi e coinvolgere i nostri figli -spesso più saggi di noi- è una strada per aiutarli a crescere con pensieri positivi ma realistici).

 

NON FARE PRESSIONI
Spiega chiaramente
Ascolta attentamente
Non sfuggire alle obiezioni
Qualsiasi tipo di pressione creerà soltanto ostilità e diffidenza
Anche se avrai successo nel fare pressione, i tuoi figli prudenti potranno, in seguito,  sentire la decisione presa come non saggia

 

SII ONESTO
Fai presente bene e chiaramente il tuo fine nel porti con un messaggio
Evitare un argomento o, peggio ancora, essere deliberatamente disonesto nell’esporlo, alla fine si ritorcerà contro di te e ti creerà problemi maggiori in seguito.


SII LOGICO
Non parlare dei dettagli della tua idea se non hai prima spiegato le basi di ciò che vuoi esporre.
Non dimenticare mai che tuo figlio potrebbe non capire cose da te ormai acquisite con l’esperienza  e cinicamente da te date per scontate (esempio di battuta cinica rivolta ai figli: -val la pena di studiare tanto…!).

 

RASSICURALO
Tuo figlio, se è troppo prudente ha, evidentemente, bisogno di aiuto psicologico
In modo particolare dopo aver preso decisioni

 

FAI TUTTO CIO’ CON VERO AMORE E PAZIENZA INCROLLABILE

NESSUNO E’ COME NOI VORREMMO CHE FOSSE

 

NEMMENO I NOSTRI FIGLI

 

E poi, quando la prudenza non diventa paura (e poi panico), tanto da bloccare il meccanismo decisionale dei nostri figli, può rappresentare un atteggiamento di garanzia nel loro carattere e aiutarli a sviluppare un sano pensiero critico, positivo, costruttivo nel valutare la realtà che li circonda.

La capacità di discernimento nel scegliere i temi-guida della nostra vita parte anche dalla prudenza nel decidere, per non trovarsi sempre a mezzanotte a casa di Dracula con il collo scoperto.

Santa pazienza…

Forza genitori che ora ci concentriamo sui megalomani.

 

I figli megalomani
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Come si chiamano quelli che nel parlare di loro si accrescono?
(esagerano comunicando i loro presunti risultati)


A Milano li chiamano baùscia.

Mi piacerebbe sapere da qualcuno di voi genitori all’ascolto, come vengono  appellati nella vostra città o nel vostro paese…

In lingua italiana si chiamano megalomani.
Il mio “Devoto-Oli” (vocabolario della lingua italiana) recita sulla megalomania: tendenza a presumere esageratamente delle proprie possibilità economiche o intellettuali, che si traduce in atteggiamenti e comportamenti di burbanzosa prosopopea.

Ora, genitori, quando questa burbanzosa prosopopea viene manifestata dai nostri figli, ci crolla il mondo addosso. Abbiamo magari appellato per anni amici e cognati come megalomani e ora ce ne troviamo uno in casa…!

Ecco di chi parliamo nella nostra rubrica questa volta, dei figli MEGALOMANI.

Intanto guai a detestarli o a pentirsi di averli messi al mondo (nemmeno per ridere). Tempo fa ho sentito un  papà rispondere per strada a un conoscente chi gli aveva appena chiesto come stesse sua figlia: -avrei fatto meglio quella sera a giocare a tresette- E ad aggiungere (dopo aver esplorato l’espressione stupita dell’altro) : -ormai sa tutto lei-

Indubbiamente i figli MEGALOMANI (li senti quando parlano al telefono, quando si confrontano con fratelli, sorelle e cugini, li immagini a scuola e in mezzo ai loro amici) passano molto tempo a celebrarsi, a descrivere quanto loro siano importanti e lo fanno magari raccontando e magnificando perfomance banali e poco significative per il loro futuro-affermarsi nella vita.

I megalomani (compresi i nostri figli quando sono così) pensano di conoscere più di quanto conoscono gli altri e parlano di loro stessi molto a lungo, urtando e aggredendo naturalmente l’ego di chi li ascolta.

In verità hanno bisogno di essere continuamente rassicurati e di sentirsi fare continui complimenti.

Invece ottengono l’effetto contrario.
Chi può li tacita (non fare il megalomane! è il classico invito).
Chi non può li sopporta.

Noi genitori possiamo (dobbiamo) AIUTARLI.

INTANTO -anche se difficile- dimostrando approvazione. Non contrastarli subito, altrimenti diventano aggressivi. Magari una divertita approvazione:

– ma dai…! –
– però…! –
– perbacco…! –
– hai capito…!? –

PARLANDO (nei limiti del possibile) il loro stesso linguaggio:

* non superiori
* non  troppo accondiscendenti
* neppure autoritari

CONCLUDENDO LE NOSTRE BATTUTE (simpaticamente, mai sarcastici e con intelligenza ) con osservazioni affascinanti:

– questo che dici mi ricorda…-
– in fondo è solo questione di…
– pensandoci, piacerebbe anche a me-
– certamente avrai provveduto a…-
– sicuramente avrai pensato che… –


INUTILE DISCUTERE (evidente). Vincere una discussione -in ogni caso e in particolare con i nostri figli megalomani– può portare a compromettere per sempre un rapporto.

         Nel discutere a lungo si rischia di colpire, offendere, mettere     
         in crisi l’importanza personale dell’altro e col megalomane è
         un atteggiamento suicida (se il megalomane è nostro figlio,
         poi…)

GRATIFICARE PAGA SEMPRE (senza mentire e prendere in giro). Se vogliamo essere seguiti e amati dai nostri figli, dobbiamo imparare a fare loro i giusti  complimenti. Nessuno (nemmeno i megalomani, specialmente se ci sono figli)  è privo di valore: esploriamo per apprezzare con un p.c.s. (piccolo complimento sincero) tutte le idee dei nostri cuccioli megalomani, anche se esposte così male. Ma da chi avranno preso?

CORREGGERE SI FA’  PIANO PIANO (la gattina frettolosa fece i gattini ciechi;  lo dicono a Firenze). L’esposizione del megalomane tende a far emergere, prima dell’accordo, l’eventuale disaccordo. I punti di accordo li cerca, con pazienza, sempre chi è più grande.

 

Rilassatevi e ascoltateli: ascoltare i nostri figli ci fa sempre bene e aiuta loro ad esprimersi. Se esagerano nel raccontare le loro imprese è perchè hanno grandi ambizioni, una gigante immagine dell’Io e, forse, una buona dose di paura che il futuro non sia la favola a cui il loro cuore aspira.

Gli elementi ci sono tutti:

L’ambizione è la base per porsi delle mete da raggiungere nella vita:

senza  sogni si muore.

 

Un’immagine dell’io vincente è il minimo per accettare gli obiettivi

sfidanti che questo mondo impazzito, in continuo cambiamento, ci

propone  e proporrà ai nostri figli.

 

La paura è la faccia della medaglia da voltare per trovare la

Speranza e le risorse naturali per trasformarla in Progetto

Siamo noi i costruttori della loro Speranza; siamo noi  i dottori per la loro paura. L’atteggiamento megalomane dei nostri figli è una reazione al timore di non riuscire nella vita con gli strumenti naturali di cui sono dotati.

Avanti genitori: in corsia!
A fra poco per parlare dei pessimisti

I figli pessimisti
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E se i vostri figli guardano sempre al brutto delle cose?
In questo caso, cari genitori, sono pessimisti.

I figli pessimisti (diciamo la verità) sono deprimenti.
Non sai come far loro coraggio, come farli sperare in bene.

Se domani hanno una interrogazione, un  esame,   girano tutto il giorno per la casa, ripetendo la lezione e scuotendo la testa: sanno già che andrà male.

Arrivano a scuola con il terrore che il  prof. chieda loro proprio quel pezzo che non entrava in testa (e il prof. glielo chiede).

In amore non parliamone, si ritengono sfigati.

Nello sport perseguitati dalla sfortuna (infatti accade loro di tutto).

Hanno sempre paura di perdere gli amici e che gli amici li tradiscano (questo accade a tutti, ma per loro è la riprova della fondatezza del  pessimismo continuamente manifestato).

La macchina nuova hanno paura che gliela righino (accade quasi sempre).

Più tardi nella vita, sul lavoro, potrebbero diventare personalità da infortunio o da mobbing (la psicologia industriale ha scritto cose interessanti ma abominevoli  sul tema).

Potrei andare avanti per pagine e pagine, ma non voglio girare il coltello nella piaga.

Interrompo quindi il funereo elenco e lascio alla vostra immaginazione e alla vostra esperienza di vita la visione completa dello scenario nel quale si svolge la vicenda dei vostri figli pessimisti.

Intanto c’è da domandarsi da chi hanno preso.
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Sull’impianto cromosomico, sulla ereditarietà dei caratteri è inutile discutere.

Dovrebbe essere compito di noi genitori scrutare dentro i figli fin dalla nascita per capire come sono fatti e lavorare sulle loro caratteristiche non troppo positive per trasfromarle in caratteristiche almeno utili. Per esempio, un cromosoma in più di pessimismo può aiutare i nostri figli che lo portano dentro a diventare i prudenti i realisti della situazione, quelli che aiutano gli altri a  riflettere, che impediscono agli incoscienti nei dintorni di farsi del male. Invece in famiglia c’è sempre qualcuno che può alimentare o, addirittura, attaccare loro questa brutta malattia. E’ successo anche a me. Non dico il nome del parente stretto e convivente, ma annunciare di essere in partenza per un viaggio di lavoro (io viaggio tutto l’anno) e sentirsi dire: speriamo non ti capiti niente… per me  è stata la regola per anni.

Deve essere per primo il mondo adulto a smetterla con questo pessimismo dilagante.
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La terza causa di morte fra gli adolescenti (dopo l’indidente stradale e il tumore) è il suicidio. Parliamone…

Poi parte una serie disperata e infinita di tentativi maieutici per calmierare dentro l’animo dei nostri figli l’effetto nefasto del pessimismo sui loro comportamenti sociali e tirare fuori, invece, il meglio. In questo caso si parla della disperazione positiva dell’amore, quella che rende un genitore  forte contro qualsiasi  avversità, la stessa disperazione positiva che ha consentito molti anni fa a una mamma di stare 17 ore con la sua bimba attaccata alle braccia, perchè la piccola stava precipitando da un  terrazzo; la disperazione positiva di tutti i papà e di  tutte le mamme coraggio di cui la letteratura, la cronaca e le leggende dei nonni  ci hanno sempre informato.
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Non dobbiamo contestare i timori che il loro pessimismo abituale rende troppo manifesti, ma tentare di apprezzare  la loro prudenza nel programmare e pensare prima di prendere una decisione.

 

Se timidamente ci confidano dei loro progetti dimostriamoci entusiasti, senza farci sviare dai loro continui dubbi e  dalle loro  continue perplessità: il tentativo è di  contagiarli positivamente.

 

Nel fare loro delle proposte (famiglia, lavoro, studio, temp

libero) cerchiamo di entrare nella loro logica. Chiunque urli a un altro: ma insomma, sii logico! si ispira ai propri parametri e non a quelli dell’altro. E sono proprio questi, invece, (i parametri dell’altro, anche quando sono  oggettivamente sbagliati) a detenere il controllo della sua reazione al nostro dire. In questo caso cari genitori, prima dei dettagli -che molte volte impauriscono i pessimisti in generale- spieghiamo bene ai nostri cuccioli le basi comuni fra loro e il mondo che li circonda, le basi e le motivazioni che ispirano la nostra proposta. Non basta: non capisci che è per il tuo bene… I nostri figli, specialmente se pessimisti, fanno spesso fatica  a capire cose che noi abbiamo ragionato a lungo dentro, aiutati anche dall’esperienza che loro -e meno male- ancora non hanno.

 

Rassicuriamoli sempre. Chiunque ha bisogno di aiuto, di supporto psicologico: figuriamoci i nostri figli pessimisti. Rassicuriamoli, specialmente, subito dopo che abbiano preso una decisione sofferta, anche se da noi non condivisa. Da abolire i sei sicuro? hai considerato tutto? non venire poi a piangere da noi… eccetera.

 

E poi smettiamola di essere così intolleranti con i nostri figli, specialmente quelli pessimisti. L’abbiamo detto molte volte in questa sede: NESSUNO è PERFETTO, noi per primi. Basta con il criticare i nostri figli! Dobbiamo imparare a sopportare i loro errori con amore e con fermezza: medico pietoso, medico doloso; ma medico sadico è, addirittura, perverso. Non mostriamoci sempre così delusi di loro per equivoci e sbagli di tutti i generi (compreso un reiterato pessimismo) che caratterizzano la loro giovane età. Impariamo ad aiutarli con grazia, con tatto, con  intelligenza. L’amore per loro, che andiamo a  sbandierare in giro, prevede che non troviamo poi così duro attuare il piano d’aiuto su esposto.

 

Adesso vado, perchè devo incontrare mia figlia.
Forse devo tirarla su per un amore, per un lavoro, per la paura in un mondo che non si sforza di rassicurarla mai.

Aspettatemi.
Ora parliamo dei figli volubili
I figli volubili
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I figli volubili sono quelli che,
subito sono entusiasti e un minuto dopo in profonda crisi; quelli che pensano una cosa e, subito dopo, un’altra in netto contrasto con la prima; quelli che cambiano di continuo opinione su tutto  e che quando finalmente decidono per qualcosa cominciano perversamente a domandarsi se hanno fatto bene oppure no; quelli che se abbiamo la loro confidenza ci aggrediscono continuamente con l’esposizione di dubbi e paure; quelli che quando né parlano né negano ci fanno impazzire dal tormento (cosa c’è che li tortura?).


I figli volubili sono difficili da aiutare perchè la loro dinamica di
ragionamento è rapida: è un problema riuscire a tenerli sull’obiettivo,
sono volubili, vagano col ragionamento.

Dobbiamo sforzarci di analizzare le loro questioni una per volta e riportarli spesso sul problema vero.

Dobbiamo verificare continuamente di cosa stanno parlando.

C’entra o no col problema vero?

Con i figli volubili –ancora di più che con altri tipi di figli- non  dobbiamo tentare di vincere per forza una discussione:  prima della

fine del dialogo hanno già cambiato l’idea che stavano  con tanto convicimento sostenendo.

Con loro dobbiamo attenerci rigorosamente all’oggetto del discorso: senza divagare con i nostri predicozzi per non dar loro modo di svolazzare sui ragionamenti.

Dobbiamo portare avanti il discorso a ritmo costante e non
permettere alla loro volubilità di farci perdere  i passi
giusti della danza negoziale.

Resistendo alla tentazione di urlare (ma come? hai appena detto che… e ora…?), dobbiamo interessarci alle cose che non c’entrano, da loro spudoratamente esposte, per poter capire bene come – eventualmente-  contestarle.

Se vediamo che stanno per divagare, anticipiamoli sospendendo la nostra azione maieutica seria e portiamoli nel gioco:  domande, ammiccamenti, scherzi, battute, quant’altro serve per distrarli e
poi riportarli al dunque.

Dobbiamo rassicurarli in tutti i modi:  hanno bisogno di aiuto
psicologico; in fondo la loro è una fuga, perchè l’essere volubile è
una gingatesca e simpatica scusa per non perseverare in quello che si è deciso di fare.

Dobbiamo essere, soprattutto, rassicuranti confermando e
valorizzando i punti di forza delle loro decisioni.

Dobbiamo esplorare, insieme a loro, il futuro ludico (ricco e
divertente) della loro  scelta definitiva.


C’è altro?!

Non è poi molto.

Quandoperdiamo la testa per un uomo o per una donna facciamo cose anche  più impegnative.

CON I NOSTRI FIGLI NO?

Non perdiamoci di vista.
Stiamo per entrare nel capitolo dedicato ai figli seguaci.


I figli seguaci
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Diciamo la verità genitori, noi papà e mamme vorremmo essere ascoltati dai nostri figli: vederli riflettere mentre parliamo; essere interpellati da loro per qualche consiglio; vedere che si fidano del nostro parere; accorgerci che compiono azioni per tentare  di mettere in pratica gli orientamenti da noi indicati. Lo abbiano scritto fin dalla prima puntata. Ma seguaci no! Seguaci  è troppo: troppo  sensibili al nostro giudizio, troppo alla ricerca della nostra approvazione; figli che valutano il loro valore solo sulla base delle nostre opinioni su quanto pensano e fanno; senza carattere; senza coraggio di osare da soli; sempre a scondizolare intorno a noi, come dei cagnolini.

Troppo!
E il troppo stroppia…
Non li volevamo così.
Ci rendiamo conto che sono a rischio.
In questo mondo così confuso (pochi ideali e  molti fanatismi) chi  non   riesce a formarsi opinioni proprie può essere plagiato dal primo che passa. La storia, la religione, la filosofia  lo insegnano.

Per aiutarli a non crescere così passivamente seguaci dobbiamo iniziare a mostrare approvazione a ogni loro piccolo gesto di autonomia e  sana disobbedienza: in questo caso siamo noi a riflettere quando loro parlano.

Ma dobbiamo riuscire a provare che questo nostro ascolto è fondato su idee e suggerimenti (da parte loro) che di fatto risultano per noi innovativi, rivoluzionari in senso buono.

Parliamo loro dei nostri dubbi, antichi e nuovi, e abituiamoli ad aiutarci per orientare al meglio il parere e la politica della nostra famiglia nella società in ebollizione.

Manteniamoci positivi, però.
Fiduciosi nel domani che sarà come tutti insieme lo andremo a costruire.

Rassicuriamoli.
Alleniamoli ad avere fiducia nelle loro idee.
Spieghiamo loro che persone deboli impiegano molto a decidere e al primo vento  che soffia contro cambiano idea, mentre persone forti e coraggiose decidono prontamente e cambiano le loro decisioni -se devono- solo dopo averle verificate con responsabilità nel tempo (senza diventare diabolici nel perseverare, naturalmente).

Usiamo con loro analogie, testimonianze, storielle, aneddoti per istruirli con fascino e simpatia: questo vale per tutti i figli, ma per quelli seguaci  un po’ di più, perchè dobbiamo indurli a osare, dobbiamo indurli a sostituire qualche volta il parametro di noi (papà dice, mamma dice…)  con qualche altra pietra di paragone che illumini ed ecciti la loro giovane fantasia. Certo devono essere esempi positivi, pertinenti ai casi discussi: ricordiamoci il buon senso. Rendiamoli un po’ ambiziosi, simpatici, trasgressivi (senza perderli di vista, naturalmente).

Perchè dobbiamo faticare così per tirare su i figli?
Qualcuno dice: una  volta

Rispondiamo con una poesia di Roland Russel intitolata: L’uomo di oggi è il bimbo die ieri

Il vigliacco di oggi è il bimbo che schernivano ieri
L’aguzzino di oggi è il bimbo che frustavano ieri
L’impostore di oggi è il bimbo che non credevano ieri
Il contestatore di ogggi è il bimbo che opprimevano ieri
L’innamorato di oggi è il bimbo che carezzavano ieri
Il non complessato di oggi è il bimbo che incoraggiavano ieri
Il giusto di oggi è il bimbo che non calunniavano ieri
L’espansivo di oggi è il bimbo che non trascuvano ieri
Il saggio di oggi è il bimbo che ammaestravano ieri
L’indulgente di oggi è il bimbo che perdonavano ieri
L’uomo che respira amore e bellezza
è il bimbo che viveva nella gioia anche ieri


Certo i figli sono una gioia.
Ma, prima di tutto, una responsabilità.

A dopo per affrontare il problema dei figli troppo sensibili


I figli (troppo) sensibili
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Scrivo questo capitolo,
   dopo essere appena tornato dalle vacanze estive.

Come state?
Come stanno i vostri figli?
Li trovate cambiati?
Avete avuto modo di stare un di più con loro e osservarne i comportamenti?
O li avete avuti lontani per tutto questo periodo?

Durante le vacanze i nostri figli cambiano, come dopo ogni esperienza che durante la giovinezza segna il nostro animo. E’ accaduto anche a noi quando eravamo figli (a qualcuno di noi continua ad accadere e meno male).

Ricordo una mia compagna di classe alle scuole medie.
Era tornata dopo le vacanze trasformata: più  carina (aveva cominciato a truccarsi); più civettuola (aveva dato il primo bacio).

Il mio miglior amico -sempre nell’adolescenza- in vacanza aveva imparato a pescare e mi ci voleva trascinare (sul fiume della nostra città); a me facevano pena i pesci: abbiamo rotto.

Una volta, da bambino (avrò avuto cinque anni) sono tornato da Pontestura Monferrato -località delle mie vacanze, dove abitava mia nonna- e sapevo un mucchio di parolacce: me le aveva insegnate il vecchio sarto ubriacone del paese, il mio compagno di giochi più simpatico.

Un’altra volta (eravamo già grandi) mio cugino aveva deciso (in accordo con la fidanzata) le vacanze separate per quell’anno che precedeva l’imminente matrimonio: al ritorno lei gli parlò una sera “ti voglio molto bene, ma ho bisogno di un momento di riflessione”. Tre mesi dopo era sposata con un ragazzo di Voghera conosciuto -appunto- in vacanza.

E in ultimo (ma potrei andare avanti per ore) mio zio -un  anno, tornato dalle vacanze- si trovò innamorato cotto di mia zia, sua moglie:  al mare l’aveva riscoperta. La volle per molte sere -prima di dormire- vedere sfilare in bikini davanti al letto (povera zia, che stare così nuda in casa le faceva venire male alle ossa). Ma lo zio, dopo quelle vacanze, non fu più lui.

Esempi per dire: in vacanza si cambia.
Può accadere anche ai nostri figli.
Per questo occorre essere pronti.

Può accadere a tutti tipi di figli: a quelli timidi che magari  stavolta si svegliano; a quelli diffidenti, hai visto mai che si aprano un po’ di più; agli spavaldi che rischiano di prendersi (proprio in vacanza dove nessuno li conosce e li perdona)  qualche legnata fra le orecchie per la serie “la faccia tosta non è tutto nella vita”; agli amichevoli che rischiano di tornare con una borsa per la spesa piena di indirizzi e foto di nuovi compagni di gioco e d’avventura (e quando li frequenteranno mai…?); ai fantasiosi che a volte tornano con nuove pettinature e look molto (troppo) originali; agli scostanti che possono tornare delusi dello scarso rapporto avuto con gli altri (da loro stessi innescato con quella faccia che portano in giro); ai prudenti che non hanno osato (nemmeno questa volta) nuove compagnie e abitudini; ai megalomani che ne hanno incontrato uno più megalomane di loro ( li ha fatti sfigurare nel descrivere imprese e avventure); ai pessimisti che gli è accaduto di tutto (tutto  ciò di negativo che temevano fortemente accadesse); ai volubili che hanno cambiato mille volte compagnia in una settimana, che hanno cambiato cinque locali per sera e che l’unica cosa che non sono riusciti a cambiare è il partner o la partner, ma solo perchè non sono riusciti a conquistarne nemmeno  uno nuovo, troppo volubili e in movimento, da non potersi fermare per fare strategie di conquista su qualcuno; ai seguaci che non si sono divertiti per niente, sempre a rimorchio dei più intraprendenti.

Bisogna osservare i nostri figli non appena tornati dalle vacanze (o da altre avventure durante l’anno): per capire cosa è successo in loro, per aiutarli a metabolizzare gli avvenimenti laccati del periodo appena trascorso, per evitare che lo prendano gratuitamente troppo sul serio; nel bene e nel male.

Bisogna osservarli tutti, anche i meno sospetti.
A quell’età tutti hanno bisogno di aiuto.
E’ capitato anche a noi.

Bisogna osservarli tutti, ma -soprattutto- i piu sensibili.
I figli troppo sensibili, rischiano di soffrire nella vita, più del necessario.
Qualsiasi momento (ovviamente non soltanto le vacanze) rappresenta per i nostri figli  sensibili un momento a rischio. Per esempio interpretano facilmente come presa in giro nei loro confronti i commenti degli altri, addirittura le osservazioni che noi tentiamo di fare per il loro bene (vecchia storia). Con loro dobbiamo mettere in soffitta il nostro -a volte- spirito di patate e il nostro sarcasmo (sia pur esercitato senza malizia e intenzione). Dobbiamo comunicare con loro attraverso la gentilezza e un misurato senso critico: hanno una immagine dell’io molto fragile, anche se pieni di fascino (e non perchè siano i nostri). Guardano a loro stessi con un po’ di paura e -in alcuni casi- sono veramente troppo sensibili per la cosiddetta selezione naturale sempre in corso. Cercano di nasconderlo per non farci male, ma spesso sono estremamente critici nei nostri confronti: magari pensano che abbiamo perso i sogni e la fantasia o il credo o la speranza, soltanto perchè cerchiamo di essere razionali nei confronti dei loro atteggiamenti idealisti. Spieghiamogli che non è vero!

Non fate loro troppe pulci su quanto sognano, anche se strano e irrealistico
(per voi)
Siate d’accordo sui loro sogni, per quanto possibile
(c’è tempo per discuterne)
Non fate pressioni per avere il loro assenso
(ve lo daranno: a lungo, se l’avete meritato)
Fate loro dei complimenti sinceri
(perchè sono sensibili e si accorgono di tutto)
Siate comprensivi, anche se seri e determinati nel giudizio
(specialmente se richiesto)

Rassicurateli sul mondo, dove i più sensibili soffrono
ma quasi sempre vincono

C   I   A  O   !

(adesso parliamo dei figli ambiziosi e decisi ad arrivare nella vita)

I figli ambiziosi e decisi
(decisi ad arrivare da qualche parte nella vita)
__________

Cari genitori,
e se i nostri figli sono ambiziosi, decisi ad arrivare a qualunque costo?

A qualunque costo speriamo di no.
Ma ci sono fra i nostri figli quelli che si danno sempre da fare e svolgono le loro cose con forte determinazione. Di contro, però, spesso tendono a essere AGGRESSIVI e molto QUADRATI; frequentemente IMPAZIENTI.

Dai nostri figli non si può avere l’uovo e la gallina.
Certo per noi il massimo è che fossero TRANQUILLI, che non ci facessero stare in ansia (non doverci sentire preoccupati per le loro decisioni); ma che, nel contempo, PROGREDISSERO in tutti gli ambiti della vita (prima la scuola, poi il lavoro e anche in amore).

Ma il successo non richiede spiegazioni e il fallimento non ammette scuse, come riferisce Napoleon Hill nel suo trattato sulla riuscita dell’uomo in questa vita intitolato  “Think and grow rich”. La vita è una IMPRESA: la filosofia di chi intraprende è quella di CORRERE IL RISCHIO CALCOLATO e procedere per tentativi intelligenti fino alla conquista della meta o ad aver capito il perchè non è stata raggiunta (esperienza).

Il pensiero, seguito da un forte desiderio, ha la tendenza di tramutare se stesso nel suo equivalente fisico (da manuale). Il segreto di questo metodo non c’è: si tratta delle leggi eterne della natura, disponibili per ogni persona che ha la FEDE e il CORAGGIO di usarle.

Coloro che raggiungono una decisione definitivamente e velocemente sanno ciò che vogliono e, di solito, lo ottengono (nel bene e nel male).

Il mondo ha l’abitudine di fare posto all’uomo le cui parole e azioni dimostrano che sa dove vuole arrivare (è la storia).

L’indecisione è una abitudine che, di solito, ha inizio nella gioventù e che diventa poi permanente man mano che i ragazzi superano le elementari, le scuole superiori (e anche l’università) senza una meta precisa. L’abitudine dell’indecisione segue lo studente nel lavoro che lui sceglie (se, in effetti, è lui a scegliere la sua occupazione). E la stragrande maggioranza delle persone INDECISE si trova ora così perchè non aiutate e incoraggiate a prendere DECISIONI PRECISE e a programmarle con una certa progressione.

Quindi, cari genitori, se i nostri figli sono DECISI di natura, congratuliamoci con i cromosomi che li hanno costruiti così: il nostro compito sarà di ASSISTENTI, CONSULENTI, ORIENTATORI, ANGELI CUSTODI. E niente paura: fidiamoci di noi e di loro. Il risultato di una vita coraggiosa vale bene il RISCHIO CALCOLATO.

PICCOLO VADEMECUM:

Parliamo con i nostri figli delle soglie di difficoltà da noi superate nella vita (senza lagnarci per la fatica sopportata, senza rampogne nei loro confronti –ai miei tempi…-), parliamone come ne parleremmo con un amico).

 

Siamo affettuosi e simpatici con loro nel quotidiano, ma anche concreti: i loro eroi (al cinema, nei fumetti, nello sport) lo sono; partecipano e spesso vincono.

 

Facciamo che assistano ai nostri migliori goal nella vita (l’esempio conta sempre molto).

 

Cerchiamo di avere risultati sempre migliori nel tempo e facciamo che se ne accorgano (essere orgogliosi del proprio papà e della propria mamma è una necessità per i figli, specialmente per quelli decisi : il mio papà…! l’ha detto la mamma…!)

 

Parliamo con i nostri figli del futuro dell’umanita con positività e fiducia (solo noi possiamo trasferire nel loro cuore e nella loro mente la voglia di combattere e  sopravvivere fino ad arrivare a servire i loro fratelli con idee progressiste in ogni campo della vita sociale).


Consideriamo i nostri figli sempre all’altezza delle situazioni che si presentano loro (non sottavalutiamoli mai).

 

Non perdiamoci in consigli ovvi (troviamo dei punti di discorso che li sorprendano; il loro spirito di nuovo e di avventura aborrisce il qualunquismo).

 

Dimostriamo ai nostri figli (per far si che continuino nel tempo a raccontarci le loro esperienze) di essere colpiti dal loro coraggio e dalla loro capacità decisionale.

 

Ricordiamoci che i nostri figli (specialmente quelli decisi) vogliono essere sicuri di fare bella figura con noi, perchè tengono alla nostra stima.

 

Rassicuriamo i nostri figli sul fatto che noi siamo moderni, gente di questo tempo, capaci di traghettarli nel futuro con competenza, forza e amore.

 

RIFLESSIONE FINALE:
le persone che raggiungono la decisione definita
di far si che la vita paghi loro il prezzo che pensano di meritare
mettono in palio le loro false sicurezze
(il certo per l’incerto dicevano gli antichi)
E tutti sappiamo che
indipendenza finanziaria
benessere
posizioni professionali e familiari felici
non sono alla portata di coloro che tralasciano o rifiutano
di pretendere, programmare e domandare tutto questo alla vita

Affettuosi e sinceri auguri di decisioni azzeccate ai nostri fligli, cari genitori.

Se non glieli facciamo noi…

Vi abbraccio e vi aspetto fra poco per parlare dei figli silenziosi
       

I figli silenziosi
__________

Cari genitori,
con questo libro intendo augurare ai nostri figli uno splendido futuro (anche a noi naturalmente, ma era sottinteso). Che possano ottenere tutti quei risultati che per un giovane oggi sono a volte paradossalmente più difficili da raggiungere che in passato, quando si stava peggio.

E’ una vecchia storia: non sempre il tenore di vita é sinonimo di felicità interiore.
Sarebbe facile polemica elencare qui tutte le cose che i nostri figli hanno oggi e fare il confronto con il passato. Non lo farò. Mi  limiterò a riflettere -come adulto degli anni 2000- sui valori che possiamo ancora cercare di trasmettere a questi ragazzi  che a volte vediamo troppo timidi; un po’ diffidenti; gratuitamente spavaldi; superficialmente amichevoli; inconcretamente  fantasiosi; un po’ scostanti; eccessivamente prudenti; già così megalomani; ingiustificatamente pessimisti; pericolosamente volubili; ingenuamente seguaci; esageratamente sensibili;  decisi e ambiziosi oltre i limiti dell’etica.

Forse bisognerà soltanto ascoltarli con amore e guidarli con il buon senso e con il coraggio di un tempo, quando la brava gente riusciva a crescere molti figli nella povertà, con immensa fiducia e speranza nel futuro.

Sicuramente un onesto mea culpa sul nostro livello di ascolto, in riferimento alle loro ansie e paure, possiamo farlo.

Anche noi, spesso, soffriamo di ansie e  paure.
Forse qualche volta ci siamo distratti,  non li abbiamo ascoltati proprio bene.
Ma siamo i loro genitori, li abbiamo generati così, con quel temperamento (impianto cromosomico). E abbiamo contribuito a far si che si formasse in loro quel carattere.

Le recenti ricerche sul genoma hanno confermato che la parte del leone nella formazione del carattere dell’uomo la fa l’ambiente: noi genitori siamo l’ambiente primario per i nostri figli. Spero che almeno su questo siamo tutti d’accordo.

Quindi
AL LAVORO!

Attrezziamoci per ascoltarli ancora meglio di quanto abbiamo saputo  fare finora.

Desidero parlarvi in questo capitolo del “nostro” libro  di un tipo di figlio che spesso ci mette ansia, perché non riusciamo a capire cosa pensa: il figlio silenzioso. Nella vita, davanti all realtà,  ci sono quelli che esplodono e quelli che implodono. Esplodere vuol dire esprimersi con gli altri (a volte addirittura con troppa aggressività);  implodere vuol dire MANDAR GIU’ (in parole  povere, ma é questo che noi genitori temiamo).

Una cosa é certa: i nostri figli silenziosi sono quasi sempre degli ottimi ascoltatori, capaci di notare immediatamente qualsasi  debolezza o inconsistenza nella  nostra esposizione quando decidiamo di parlare con loro per tentare di aiutarli a crescere.

DOBBIAMO PREPARARCI

Intanto dobbiamo dare loro il tempo di riflettere su quanto noi diciamo. Non usciranno dal loro silenzio riflessivo troppo facilmente. Fare delle pause e guardarli negli occhi con totale accettazione (amore) sarà la chiave. Diamo loro modo di soppesare bene le nostre proposte, in modo da poter decidere con calma.

 

Siamo positivi e fiduciosi nel loro ascolto, pazienti (la pazienza é la virtù dei forti). Spieghiamo chiaramente. Ascoltiamo attentamente. Non sfuggiamo alle rare obiezioni che i figli silenziosi decidono (riescono a) di farci. Questo atteggiamento forte e paziente li indurrà ad avere fiducia in quanto diciamo.

 

Interessiamoli con storie di valore umano. Quasi sempre i silenziosi sono buoni. Analogie, testimonianze, storielle e aneddoti possono essere graditi. Che siano pertinenti alla situazione però. Buoni ma non schiocchi, i figli silenziosi.

 

Chiediamo loro di esprimersi meglio. Quando il silenzio viene rotto é l’occasione. Il nostro interesse per le loro idee li stimolerà a fare replay. Mentre spiegano a noi, chiariscono meglio anche a loro stessi. Poiché sono intelligenti, ascoltandosi soppeseranno le loro convinzioni. Potrebbero anche cambiarle, se sbagliate (solo se le nostre sono sagge, però).

 


Se il dialogo é avviato -cari genitori- e lo saprete gestire con pazienza, il silenzio piano piano si romperà (anche se il figlio silenzioso non diventerà mai un chiaccherone). Troverete un modo per coprire il golfo di silenzio che vi separa a volte dai vostri  ragazzi (quasi sempre molto concreti) ponendo loro domande che richiedano un loro impegno: da quanto tempo? quali sono gli obiettivi? quali le maggiori difficoltà?  quali i tempi?.

Senza pressione, ma con interesse autentico.
Valutando insieme a loro il da farsi.
Magari in silenzio, guardandosi negli occhi.

UN BEL  TACER NON FU MAI SCRITTO…


Riflessione postuma  __________

Avevo appena finito di scrivere il capitolo sui figli silenziosi che già il rimorso mi coglieva. Siamo in pimavera e l’idea di dedicare una poesia ai nostri figli mi aveva accompagnato per tutta la stesura dell’articolo. Una poesia d’amore tipo quelle che scrivevo di getto alle ragazze di cui mi invaghivo in gioventù.

Poi il pudore mi ha fregato (é successo anche a voi qualche volta?)

Il pudore di che?
Forse i nostri figli non sono romantici abbastanza per comprendere?
Dagli sms che si scrivono fra di loro -ogni tanto leggiamo sui giornali- direi che sono dei tenerissimi poeti.

Forse i nostri figli non valgono il nostro cuore di poeta (residuo), al pari degli antichi amorini? Quello per loro é una forma d’amore sublime, e vale bene uno sforzo per battere ogni forma di gratuito pudore. Non credete?

Il gratuito pudore di cui ho appena parlato rientra nella lunga serie di inconvenienti che frenano l’espressione dei nostri sentimenti ogni giorno. E  non soltanto nei confronti dei nostri figli. Barriere ad esprimerci con il cuore provocate dal traffico perverso delle cose da fare. Sono inconvenienti banali (forse) ma pericolosi: hanno il potere di ridurre e impoverire le perle che nella vita occorre donare agli altri per comunicare la nostra attenzione, il nostro amore. Quante mogli e fidanzate all’ascolto trovano nel loro compagno (che cresce in un ruolo lavorativo, per esempio) meno attenzione che in passato? E a quanti mariti e fidanzati accade di non ricononoscere e ritrovare più la loro principessa, magari impegnata in importanti problemi familiari e professionali  che per la donna sono ancora più gravosi che per noi?

Non avere più tempo per le piccole attenzioni sentimentali è uno dei  peccati più gravi  di questi ultimi frenetici tempi. E vale massimamente quando ragioniamo su come instaurare un rapporto migliore con i nostri figli.

Questo libro è una guida per amarli, per seguirli meglio e aiutarli a crescere.
E’ un libro d’amore dedicato proprio a loro.
Così è nato nel mio pensiero.

Desidero dedicare  questo capitolo del mio libro, cari genitori, alla poesia mancata di cui vi ho appena accennato: una poesia per i figli che crescono e spesso non capiscono cosa sta loro succedendo.

Diventare grandi è tutt’altro che facile.
A volte siamo distratti nei confronti dei nostri cuccioli, magari perchè -paradossalmente- molto impegnati a pensare a loro, al loro futuro. Il futuro  ce l’hanno dentro i ragazzi. Lo sapranno scoprire e inventare soltanto se non si addormenterà la loro fantasia, la loro fiducia nella vita e in noi genitori.

Non possiamo perdere il ruolo di guida spirituale che ci spetta nei loro confronti!

Mentre scrivo questa pagina, da pochi giorni è primavera.
Buona primavera ai nostri figli, cari genitori

POESIA
Raccontami al mattino
la stanza dei giochi lasciata all’improvviso
all’alba del tuo viaggio
portando i sogni
a correre l’azzardo di una partita nuova
Forse non è la stessa
Forse è soltanto adesso
Forse é la stanza
dove inventare i giochi del tempo nuovo e antico
dedicato alla speranza futura
al sogno passato
alla musica senza confini
alla posesia senza ragione
al cuore viandante
all’anima immortale di Te per sempre…




I figli obiettori-polemici
__________

Cari genitori,
é piaciuta la poesia della stanza dei giochi ai vostri figli?

Se gliela avete fatta leggere e loro l’hanno appena appena guardata con sufficienza, non spaventatevi: in realtà non sono così cinici. Prendiamo esempio da noi: non sempre la commozione traspare, ma quando qualcosa ci tocca, resta nell’anima PER SEMPRE. Tutti abbiamo nella mente e nel cuore informazioni tenerissime, ricordi che riguardano la nostra antica famiglia -per esempio- , episodi  che allora non abbiamo riconosciuto fino in fondo: per immaturità, per timidezza, per stupida superbia adolescienziale. Queste informazioni oggi, mentre il tempo passa, a volte ci tornano in mente e diventano utili: spesso io ringrazio col cuore i miei genitori per essere andati avanti a dialogare con me anche quando  fingevo noia e fastidio. Pertanto sia stretta dentro la nostra mano quella parte di guida spirituale dei nostri figli che ci spetta come famiglia.

L’ultima tipologia di figli che abbiamo analizzato nei dettagli é quella dei silenziosi. Non spingiamoli tanto a parlare, quanto a riflettere; guardiamoli negli occhi e nell’anima in silenzio anche noi se serve: un bel tacer non fu mai scitto, abbiamo concluso.

Ma quanti tipi di figli ci sono a questo mondo?
Tante teste, tante idee; purchè le diversità di vedute e di comportamento arricchiscano la società in cui ognuno di noi si muove.

Che i nostri figli possano diventare preziosi per il loro mondo di riferimento, mentre crescono, è un obiettivo che noi genitori dobbiamo ritenere -senza ombra di dubbio- irrinunciabile. La capacità di interagire con gli altri è lo strumento che noi dobbiamo aiutarli a conquistare, a prescindere dal loro carattere che potrebbe diventare, anzi, proprio il veicolo d’azione sociale più tangibile.

ogni difetto dei nostri figli può diventare pregio
poiche all’inizio della vita é soltanto una caratteristica
che noi genitori dobbiamo aiutare a crescere in positivo

Una signora mi ha detto una sera (facevamo in conferenza, appunto, questa ipotesi della caratteristica che può diventare pregio anzichè difetto); mi ha detto: ma quello che lei dice vale anche per  un figlio obiettore-polemico?!

Ho dovuto e voluto rispondergli di si, perchè anche questi sono figli.
Gli obiettori-polemici che incontriamo sul nostro cammino (per strada, sul lavoro,  alla riunione di condominio,  nella scuola dove vanno i nostri figli, all’ospedale dove purtroppo é ricoverato un parente, nelle varie riunioni a cui partecipiamo nell’intento di dare il nostro contributo sociale) questi insopportabili (come li abbiamo spesso definiti) che ci fanno perdere tanto tempo, sono e -soprattutto- sono stati figli di qualcuno. Chissà se a casa e a scuola -quando erano giovani- qualcuno li ha veramente aiutati a registrare e a limare questa loro caratteristica che più tardi nella vita li avrebbe resi insopportabili a noi?

Anche da piccoli gli obiettori-polemici si riconoscono:

A loro piace far polemica per il gusto di farla (ma da chi hanno preso?).

 

In verità, se guardiamo in profondo, questa loro attitudine é dovuta a un senso di inadeguatezza che li tormenta.

 

Spesso sono sarcastici, ostili, cocciuti.

 

Delle volte te li mangeresti (perchè sono anche simpatici); delle volte ti penti di non averlo fatto (mangiarli intendo).

 

Che si fa?!

 

Intanto (diciamolo anche agli altri della famiglia)  evitiamo di trascinarli in polemica: parliamo di una questione per volta (ogni insert esterno al discorso -anche se complementare-  li invita a nozze per l’obiezione di turno);  evitiamo battute e discussioni che potrebbero causare controversie; citiamo fatti e non opinioni; se i nostri figli obiettori-polemici vogliono parlare di qualcosa di specifico allora lo dicano chiaramente! (bisogna saperli anche combattere) e noi cercheremo di essere chiari con loro come loro lo saranno con noi.

 

Non dobbiamo essere incloncudenti con i figli obiettori-polemici; sarebbe come entrare nel castello di dracula a mezzanotte con il collo scoperto…

 

Facciamo spesso delle pause mentre parliamo con loro e guardiamoli bene in faccia, magari sorridendo sotto i baffi (le mamme si aggiustino): è per comunicare che sappiamo da quale  piede zoppicano, dove casca l’ asino; che conosciamo il nostro “pollo”(sempre con rispetto, per carità, ma con determinazione: l’amore non è sopportazione ma confronto sincero per il bene comune).

 

Diamo aiuto ai nostri figli obiettori-polemici  cercando di ottenere, con autorevolezza, la loro piena attenzione (non confondete l’autorevolezza con l’autorità inutile e dannosa, specialmente nei rapporti d’affetto,  a cui già troppe volte avete fatto ricorso senza successo)

 

Mettiamo l’enfasi su qualche particolare del discorso che pensiamo possa avere  effetto bloccante su di loro; un argomento che li affascini e li “paralizzi” per qualche secondo, per dar modo a noi di raccogliere le forze e proseguire nel dibattito.

 

Siamo onesti intellettualmente nell’eposizione dei fatti e delle ipotesi. I nostri figli  obiettori-polemici devono avere stima nei loro genitori  per riuscire a calmierare la loro naturale aggressività: evitare argomenti “scomodi per noi” o, peggio ancora, essere deliberatamente disonesti nell’affrontarli, alla fine ci si si ritorcerà contro; anche se, temporaneamente –con la nostra evoluzione generazionale- saremmo in grado -di convincerli e di “fregarli”.

 

Facciamo loro dei p.c.s. (piccoli complimenti sinceri):  diamo a cesare quello che è di cesare e ai nostri figli la ragione quando ce l’hanno (anche se sono tendenzialmente obiettori-polemici e ci stimolano la “vendetta”); con questa tipologia di figli nel confronto familiare di ogni giorno occorre essere almeno inizialmente d’accordo: questo è giusto, tuttavia…


E impariamo a tollerarli un po’ di più, questi figli obiettori-polemici . L’abbiamo già detto: nessuno é perfetto,  neppure i nostri figli.

 

una goccia di miele nel cuore di un uomo
rappresenta la via maestra
che ci condurrà al suo cervello
rendendolo sgombro da resistenze e paure
(Abramo Lincoln)

 


Preparatevi.
Ora parliamo dei figli trascinatori…



I figli trascinatori
__________

Nessuno é perfetto, neppure i nostri figli.
Così abbiamo concluso la puntata sui ragazzi obiettori-polemici, cari genitori.

Ci avete pensato?

E poi nessuno a questo mondo (che ha a che fare con noi ,  e dal quale ci aspettiamo cose ben precise)  é come noi lo vogliamo: mogli, mariti, genitori, parenti, amici, colleghi, capi, collaboratori, soci in affari, compagni di partito, figure istituzionali. La critica e la lagnanza si sprecano contro tutti;  e quelli che noi critichiamo forse stanno criticando noi.

Che fuga di energia!

Noi siamo interdipendenti recita lo studioso anglosassone Earl Nightingale e non possiamo riuscire senza l’aiuto degli altri; ed é il nostro atteggiamento verso di loro che determina il loro atteggiamento verso di noi…

Facile a scriversi per uno studioso.
Difficile ad applicarsi per noi esseri normali, perennemente turbati dalla speranza tradita.

Nella nostra  galleria dedicata ai figli mancano  ancora pochi quadri (li guarderemo con nostalgia quando i nostri bimbi saranno cresciuti).

Per esempio, non abbiamo parlato dei figli trascinatori: piccoli leader naturali che pensano di poter sempre ottenere qualcosa, in qualsiasi tipo di situazione; covinti che  il loro  “intelligente” modo di fare  spingerà noi genitori  a cambiare le condizioni negoziali proposte in partenza (ora del rientro, vacanze nel mondo, acquisti improbabili, ecc.).


I figli trascinatori possono facilmente confondere; trascinandoci (appunto) in situazioni di imprudenza, di mancata vigilanza, di immatura e ingiustificata permissività da parte nostra.

Sempre per il loro bene (questo non si discute) dobbiamo cercare di evitare di parlare troppo a lungo dei nostri dubbi su quanto ci propongono: ora tarda, lontano, mancanza di fondi… Attenti, sono trascinatori e ci faranno addirittura sentire un po’ stupidi e in colpa per le nostre obiezioni banali. Piuttosto dobbiamo essere precisi (sempre valorizzando il loro pensiero a meno che non sia quello di  mettere in pista una rapina o simili); precisi nel fornire loro informazioni, relative al progetto discusso, che nell’entusiasmo erano sfuggite:
fantastico! e pensa quando…
ma c’é di più, puoi immaginare che…
– ci sarà da ridere nel momento che…
– come ti invidio…!

Dovremo concentrare la nostra interlocuzione sui punti potenziali di forza del progetto: obiettivi di qualità irrinunciabili  che i nostri figli trascinatori potrebbero dare per scontati e sui quali noi possiamo “subliminalmente” farli riflettere e responsabilizzarli. Spesso, per convincere un altro e battere le sue resistenze, trascuriamo valutazioni più accurate da ponderare  prima di decidere. In quel momento l’obiettivo e convincere. Ma con-vincere significa vincere insieme, non trascinare qualcuno dalla nostra parte. I figli di cui stiamo parlando sono trascinatori e -nel contempo- ancora piccoli; quindi competitivi fino ad esasperarci.

Pertanto non dovremo discutere su tutto (a volte più competitivi di loro).
Perché lì ci fregano.


CONCENTRAZIONE!


Blocchiamo la discussione condividendo.
Sono d’accordo…
– Non posso darti torto…
– La penso come te…

La pausa che seguirà (i nostri figli trascinatori avranno segnato un goal e prenderanno fiato) ci consentirà di tirare fuori l’asso dalla manica,  noi avremo studiato a fondo il progetto (altrimenti perchè dovremmo essere noi i genitori):
-… devi però considerare…
-… tuttavia, devi ammettere…
-…ma consentimi di…

Non dobbiamo vincere una battaglia, ma conquistare il nostro ruolo guida in modo naturale, con autorevolezza democraticamente riconosciutaci.

 

Oppure assegnare, con orgoglio,  il ruolo guida ai nostri figli trascinatori, ormai cresciuti e  realmente preparati; pronti a guidare più che a trascinare.

Soprattutto noi genitori dobbiamo sforzarci di essere  positivi e fiduciosi se vogliamo il loro ascolto. Il nostro atteggiamento indurrà i  figli trascinatori a mollare la presa e ad affidarsi: anche loro si stancano nel tentare disperatamente di convincerci.

E sarà il momento delle coccole…!

Un forte abbraccio!

Occupiamoci ora dei procrastinatori



I figli procrastinatori
__________

 

Studiando la vita di molte persone che -dichiaratamente- non avevano sperimentato la meravigliosa esperienza della riuscita nella vita (quel minimo di successo di cui tutti abbiamo bisogno per sentirci vivi); analizzando il percorso esistenziale di persone deluse, avvilite, spesso incattivite, ho notato che la mancanza di decisione era  quasi sempre in cima alla lista delle cause del loro fallimento.

La procrastinazione, l’opposto della decisione, è un nemico comune che praticamente ogni essere umano deve vincere.

I primi eventuali sintomi di questa malattia i nostri figli cominciano a comunicarceli quando li vediamo rimandare una decisione quanto  più a lungo possibile; magari qualcosa di importante, riguardante la scuola, gli amici, cose che vorrebbero fare ma che non si decidono mai di mettere in agenda.


Generalmente le scuse sono buone:

Devo vedere

Bisogna che ci pensi…

 

Il loro procrastinare, rimandare significa indecisione.
Nel  capitolo dedicato ai figli ambiziosi e decisi ci siamo soffermati su un pensiero: coloro che raggiungono una decisione definitivamente e velocemente sanno ciò che vogliono e -di solito- lo ottengono.

Abbiamo poi cercato di spiegare come l’indecisione sia una abitudine che di solito ha inizio nella gioventù, con il rischio di diventare  permanente man mano che i ragazzi superano le elementari, le scuole superiori, l’università senza una meta precisa.

Tutti abbiamo potuto notare nella vita  che sapere ciò che si vuole rende  meno indecisi, più coraggiosi.


il pensiero seguito da un forte desiderio
ha la tendenza di tramutare se stesso
nel suo equivalente fisico


Cercare di scoprire il  segreto di questa “magia” non é facile.
Per chi si addentra: non aspettatevi di trovare un miracolo perché non lo troverete; troverete soltanto le leggi eterne della natura e queste leggi sono disponibili a ogni persona che ha la fede e il coraggio per usarle; sono leggi che  possono essere usate per ottenere qualsiasi tipo di  risultato.

Sapere ciò che si vuole
Fede-Fiducia
Coraggio


Risorse naturali che la creazione ha messo a disposizione di chiunque.
Risorse molto spesso assopite dal condizionamento che l’ansia, la paura e l’eccessivo stress provocano dentro di noi (e nei nostri figli, naturalmente).

Procrastinare é paura di decidere.

Come abbattere questa paura nei nostri figli?

Certo con una cura particolare del dialogo (come con tutti gli altri figli d’altra parte).

In particolare con i procrastinatori:

Per tenerli concentrati sull’obiettivo che tentano di vedere troppo lontano e per il quale non si decidono ad elaborare strategie di conquista, occorre non distrali con discorsi troppo lunghi e saccenti;  evitare battute e discussioni che potrebbero causare controversie;  citare fatti e non opinioni.

Per renderli più concreti, coraggiosi e rapidi nel prendere quella decisione che tentano di rimandare, occorre parlare con semplicità delle soglie di difficoltà da noi superate nella vita; parlarne senza vana gloria per ciò che abbiamo fatto, con umiltà ma anche con fierezza per aver deciso e risolto. Tutti i figli desiderano essere orgogliosi dei loro genitori e se ci capita lasciamo che assistano ai nostri risultati migliori: portiamoli con noi alla conquista delle cose giuste e buone , chiediamo loro un consiglio; magari nel tentare di aiutarci si sbloccano; l’amore fa accadere molte cose impossibili.

Per renderli più positivi e fiduciosi nelle loro possibilità di decidere con successo, magari anche imparando da eventuali errori (sbagliando s’impara, ecc), cerchiamo di essere per primi -noi genitori- positivi e fiduciosi,  anche nelle cose banali del quotidiano. L’esempio conta più della parola. I bambini ci guardano, tentava di spiegare Vittorio De Sica in un’opera neorealista degli anni ’40 che ci preparava a uscire dalla guerra e a elaborare quel tremendo lutto.

 

Per renderli più sicuri rassicuriamoli ogni volta che possiamo: un piccolo complimento sincero (pcs) anche per le piccole cose compiute nel quotidiano li aiuterà. Ma ricordiamoci di farlo: siamo troppo distratti a volte noi genitori, troppo concentrati su di noi; anche i professori a scuola spesso lo sono; e ai nostri figli pensano i mass-media, a volte le cattive compagnie (accade spesso, basta leggere il giornale: banale ma vero).

 

Procrastinare é paura di decidere, ho affermato qualche riga fa.
E mi sono domandato -domandandolo a voi- come abbattere questa paura nei nostri figli?

Con una una particolare cura del dialogo, certo: appena detto.
Ma soprattutto con uno sforzo positivo-continuo da parte nostra.
Uno sforzo positivo-continuo mirato a indurre nei nostri figli procrastinatori la fiducia.

uno sforzo compiuto
attraverso
l’esempio, l’amore e la parola giusta

La fiducia…
__________

La fiducia è una cosa seria…
Lo affermano i maestri pensatori con parole importanti.
E lo afferma anche (scherziamoci un po’) la pubblicità.
Una nota azienda di formaggi qualche tempo fa non ha trovato veramente niente di meglio dell’argomento della fiducia per tentare di convincerci a decidere di acquistare i suoi prodotti senza indugio.

La fiducia é una cosa seria è rimasto uno slogan-culto dell’indimenticabile carosello (quello che ci lasciavano vedere da bambini prima di andare a nanna sul primo canale televisivo della RAI).

I nostri figli -e non solo quelli procrastinatori- devono abituarsi nella vita a non rimandare, perchè il tempo scorre in fretta e si porta via l’energia, la speranza, la giovinezza. Si porta via le forze che permettono di agire anche “controvento”, sfidando l’impossibile, in difesa del progresso.

I nostri figli, dopo aver deciso nella vita, devono abituarsi a perseverare.
La perseveranza è un fattore essenziale per poter tramutare il desiderio in un equivalente concreto. La base della perseveranza è la forza di volontà. La forza di volontà e il desiderio, quando propriamente abbinati, formano una coppia irresistibile.

Ma quali desideri covano nel loro cuore i nostri figli?
Siamo capaci di leggere nel loro cuore per tentare di aiutarli?

Se nessuno li aiuta (a qualcuno di noi é accaduto) i ragazzi rischiano di gettare via i loro sogni per  arrendersi alla prima disavventura. Pochi continuano fino al raggiungimento della meta. Il tasso di abbandono nelle nostre università lo rivela chiaramente (vale anche per le delusioni d’amore: separazioni precoci, paura di innamorarsi ancora, ecc).


Lo scrittore Hill afferma: “…non ci sarebbe niente di eroico nella parola perseveranza, ma la qualità sta al carattere dell’uomo come il carbone sta all’acciaio…”


Chi glielo dà il carattere ai nostri figli?
Secondo Alexander Everett inventore della dinamica mentale e del salto interiore, l’auto-immagine dei nostri ragazzi si forma nei primi anni di vita:

Per il 50% da zero a quattro anni

Per il 30% dai quattro anni agli otto

Per il 10% dagli otto ai quattordici


E’ evidente la necessità che noi genitori li aiutiamo a crearsi una auto-immagine positiva.

Sempre secondo la Scuola di Everett, i ragazzi -dai sei ai diciassette anni- sono influenzati:

Dai parenti per 4500 ore
Dalla scuola per 8/900 ore

 

I modi di persuasione e di condizionamento esterno, poi, sono numerosissimi e li bombardano fin dalla prima infanzia.

Morale: la nostra auto-immagine (e quella dei nostri figli) statisticamente é costruita da altri per scopi (anche buoni) che non sono i nostri.

Occupiamoci dei nostri figli in modo sano e positivo, dunque.
Ispiriamoli, orientiamoli  senza condizionarli.

Fosse facile…!
Aiutarli a decidere e a diventare perseveranti.
Un bel programma…

La mancanza di perseveranza è una delle maggiori cause di fallimento.
L’esperienza fatta come trainer con migliaia di persone mi ha dimostrato che la mancanza di perseveranza può essere combattuta soltanto aumentando l’intensità del desiderio.

Il punto iniziale di tutte le conquiste è il desiderio.
Se vogliamo veramente aiutare i nostri figli a crescere protagonisti della loro vita dobbiamo tenere costantemente in mente che deboli desideri portano a deboli risultati; proprio come poco fuoco dà poco calore.

Se pensiamo che i nostri figli abbiano poca perseveranza nelle loro manifestazioni giovanili, dobbiamo aiutarli a dare più fuoco ai loro desideri per prepararli al domani.

Gli sforzi spasmodici e occasionali nella vita non hanno alcun valore.
Per ottenere risultati occorre sperimentare i sogni fino a quando l’esercizio  diventa una normale abitudine. In nessun’altra maniera é possibile sviluppare una coscienza della riuscita adatta ai nostri tempi.

Il fallimento é attratto dalla persona la cui mente gli è favorevole.
Come la riuscita e il successo sono attratti da chi è stato deliberatamente preparato per attirarli. E attraverso le stesse leggi naturali.

In Think and grow rich (ricerca storica del secolo scorso sul tema della riuscita) l’autore afferma che la coscienza di povertà si pone automaticamente nella mente che non sia già occupata dalla coscienza di ricchezza. Afferma che la coscienza di povertà si sviluppa senza una conscia applicazione di abitudine ad essa favorevole, mentre la coscienza di ricchezza deve essere creata per ordinazione; a meno che l’individuo non sia  nato con questo tipo di  coscienza.

L’impianto cromosomico dei nostri figli non lo possiamo scegliere.
Uno stile di educazione mirata a tirare fuori il meglio dalla loro fresca speranza, si.

Noi genitori dobbiamo afferrare a fondo questi significati e capire l’importanza della decisione e della perseveranza nella realizzazione dei sogni dei nostri ragazzi: senza decisione e senza perseveranza saranno sconfitti ancora prima di iniziare. Se sapremo aiutarli a sviluppare queste qualità, vinceranno.

Come aiutare i nostri figli a uscire dalle gabbie caratteriali che ne possono bloccare la grandezza?

Come aiutarli a vincere la timidezza, la diffidenza, la spalvalderia, l’essere amichevoli in modo sbagliato per evitare il confronto, l’essere fantasiosi senza finalizzare la creatività a un risultato concreto per loro stessi e per la società in cui andranno a vivere da adulti?

Come aiutarli a battere il loro essere scostante, troppo prudente e privo di coraggio nell’osare in questa vita?

Come aiutarli  a battere la megalomania, il pessimismo, l’essere troppo volubili o troppo seguaci?

Come aiutarli affinchè non cadano nella rete della ipersensibilità bloccante, in quella dell’ambizione sfrenata?

Come tirarli fuori dal silenzio ostinato che impedisce loro di comunicare con noi affinchè possiamo soccorrerli?

Come aiutarli a capire l’inutilità dell’obiettare polemicamente con tutti?

Come insegnare loro che un buon leader trascina e rende servizio ai suoi interlocutori-fratelli con autorevolezza,  senza accedere mai all’autorità e alla violenza fisica e  psicologica?

Come insegnare loro che rimandare una decisione troppo a lungo non elimina la paura di prendere quella decisione?!

solo la conoscenza elimina la paura!


Per uscire da queste gabbie -abbiamo sperimentato noi genitori- occorre muoversi prima lentamente, per poi incrementare la velocità fino a ottenere il controllo completo della  volontà.

I nostri figli dovranno essere perseveranti nella vita, anche se inizialmente dovranno muoversi piano. Con la perseveranza arriveranno al successo, ognuno nel campo che noi li avremo aiutati a individuare.  Anche i meno fortunati in partenza potranno farcela: molti degli uomini che hanno ottenuto grandi risultati li hanno ottenuti perché ne avevano bisogno; hanno sviluppato l’abitudine della perseveranza perché ne sono stati costretti dalle circostanze. Hanno dovuto diventare perseveranti.

Sempre da Think and grow rich: “… quelli che hanno coltivato l’abitudine della perseveranza, sembrano godere di una pòlizza contro l’insuccesso. Non importa quante volte vengano sconfitti. Alla fine arrivano in cima…”

Scrive Hill in questo libro: “…spesso sembra ci sia una Guida nascosta, il cui compito sia di mettere alla prova gli uomini con tutti i tipi di esperienze scoraggianti. Quelli che riescono a riprendersi dopo una sconfitta e continuano a provare finiscono per arrivare. E il mondo grida: -Bravo, lo sapevo che ci saresti riuscito!-. La Guida nascosta non permette a nessuno di godersi il grande compimento, senza prima passare l’esame della perseveranza. Quelli che non riescono a superare questo esame semplicemente non raggiungono la meta. Quelli che ci riescono saranno premiati per la loro tenacia: ricevono, come premio, il raggiungimento di qualsiasi meta. E questo non è tutto. Ricevono qualcosa di molto più importante del compenso materiale: la conoscenza che ogni sconfitta porta con sé il seme di un vantaggio equivalente. Le persone che hanno sperimentato la concretezza della perseveranza sono quelli che considerano la sconfitta come una cosa soltanto temporanea. Sono  quelli i cui desideri sono così perseverantemente applicati che la sconfitta viene finalmente tramutata in vittoria…”.

Cari genitori, quanta gente abbiamo visto andar giù nella vita?
Gente sconfitta che non si é più ripresa…

Ma abbiamo anche visto alcuni considerare la pena della sconfitta come un desiderio per uno sforzo maggiore. Persone  che non hanno accettato la retromarcia della vita. Quello che non vediamo, quello che la maggior parte di noi non sospetta nemmeno, è la silenziosa ma irresistibile forza che viene in aiuto di coloro che continuano a combattere pur subendo degli scoraggiamenti.

Li vorremmo così  i nostri figli…!
Sbaglio?

Hill conclude una delle sue riflessione con questa frase: “…una cosa sappiamo, se uno non possiede la perseveranza, non riesce a raggiungere il successo in nessun campo…”

Alcuni dei nostri ragazzi sognano di fare -da grandi- lavori creativi e diversi, sognano di compiere imprese importanti. A noi viene paura e siamo combattuti: vorremmo incoraggiarli ma temiamo che si facciano del male.

Racconta il libro di Hill della grande e misteriosa Broadway: il Cimitero delle Speranze Perdute e L’Ingresso dell’Opportunità. “…da tutte le parti del mondo arrivano a Broadway molte persone per cercare fama, fortuna, potenza, amore o qualsiasi altra cosa che l’essere umano possa chiamare successo. Raramente qualcuno spunta fuori dalla lunga processione degli aspiranti. Quando càpita il mondo sente che qualcun altro ha conquistato Broadway. Ma Broadway non é facilmente conquistabile, tantomeno velocemente. Essa riconosce il talento, il genio e paga in moneta, solamente dopo che qualcuno si è rifiutato di cedere. Così sappiamo che qualcuno ha scoperto il segreto di come conquistare Broadway. Il segreto è sempre inseparabilmente legato alla parola perseveranza…”

Racconta della lotta di Fannie Hurst, la cui perseveranza ha conquistato la Grande Strada Bianca: “….venne a New York nel 1915 per trasformare i suoi scritti in ricchezza. La trasformazione non avvenne subito, ma avvenne. Per 4 anni Miss Hurst fece la gavetta a New York, come prima esperienza. Passava i giorni lavorando e le notti sperando. Quando le speranze scarseggiavano non disse: -Va bene Broadway-, ma disse: -Molto bene Broadway, puoi sconfiggere altri ma non me. Io farò del tutto per farti cedere-. Un editore (The Saturday Evening Post) le inviò 36 biglietti di rifiuto prima che ella rompesse il ghiaccio con una storia. Lo scrittore medio, come qualsiasi altra persona media, avrebbe rinunciato al primo rifiuto, ma la Hurst si batté per quattro anni perché era determinata a vincere. Poi arrivò la conclusione. L’incantesimo era spezzato, la Guida invisibile l’aveva messa alla prova e lei aveva retto. Gli editori iniziarono a fare corteo alla sua porta. Il denaro arrivava così in fretta che non faceva in tempo a contarlo. Poi il cinema la scoprì, e il denaro non arrivò più in piccole quantità, ma a fiumi…”

Cari genitori, chi non desidera per i figli la piena realizzazione lavorativa e familiare? Le mamme del dopo-guerra desideravano per i loro ragazzi un “posto di lavoro sicuro”, una “brava ragazza” o un “ragazzo perbene” per mettere su famiglia e regalare ai nonni dei bambini belli, sani , ubbidienti e bravi a scuola.

Niente si può ottenere, però, senza coltivare un desiderio egoistico ed onesto, senza crederci fino in fondo, senza prendere decisioni coraggiose e senza portarle avanti con costanza. Nemmeno le cose più semplici.

Fannie Hurst non è un’eccezione.
Tutti quelli che ottengono grandi risultati, potete esserne certi, hanno prima allenato la loro forza. Dice Hill:” …Broadway darà a ogni pezzente una tazza di caffè e un panino, ma richiede forza e coraggio da coloro che vogliono delle bistecche…” E vale per tutto, non solo per le cose particolari. Ne sappiamo qualcosa visto che abbiamo famiglia.

Per noi genitori,  uno degli obiettivi più importanti  é quello di aiutare i nostri figli affinchè provino a tenere duro nella vita.

Tenere duro é uno stato mentale, perciò può essere coltivato.
Come tutti gli stati mentali, il non arrendersi è basato su cause definite.
Tra queste, indicate da Hill:

DEFINIZIONE DI SCOPO. Sapere ciò che si vuole è la prima cosa e, forse, la più importante per sviluppare la tenacia. Un forte motivo aiuta a sormontare molte difficoltà.

 

DESIDERIO. E’ comparativamente facile acquisire e mantenere una certa tenuta  nel perseguire l’obiettivo di un intenso desiderio.

 

FIDUCIA IN SE STESSI. Il credere nella propria capacità di poter conseguire un risultato, incoraggia a seguire il piano, con costanza.

 

DEFINIZIONE DI PROGRAMMI. Programmi organizzati, anche se scarsi o totalmente non pratici, incoraggiano ad andare avanti.

 

CONOSCENZA ACCURATA. Il sapere che i propri progetti sono saldamente basati sull’esperienza progressiva e sull’osservazione, incoraggia a resistere. A lungo l’immaginare, al contrario del sapere, distrugge la perseveranza.

 

COOPERAZIONE. La simpatia, la comprensione e la cooperazione armonica con gli altri tende a sviluppare la nostra resistenza.

 

FORZA DI VOLONTA’. L’attitudine a concentrare i propri pensieri sulla formazione di programmi per il raggiungimento di uno scopo preciso, incoraggia al lavoro costante.

 

ABITUDINE. La perseveranza è il diretto risultato dell’abitudine. La mente assorbe e diventa parte integrante delle esperienze quotidiane delle quali si nutre. La paura ( il peggiore di tutti i nemici) può essere effettivamente curata con la ripetizione forzata di atti di coraggio
INVENTARIO

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Prima di concludere, cari genitori, facciamo un inventario delle nostre risorse e delle  caratteristiche che spesso ci impediscono di  resistere nella vita.

Aiutiamo i nostri figli a fare altrettanto.

Misuriamoci con coraggio e a fondo per vedere  quale dei fattori sotto elencati ci condiziona ancora oggi che siamo grandi.

Questa analisi ci porterà a delle scoperte che saranno utilissime per aumentare l’ autocontrollo, quindi la capacità di aiutare i nostri ragazzi.

Forse individueremo i veri nemici che si frappongono tra noi e i nostri sogni, il più importante dei quali ora é sicuramente quello di aiutare i nostri figli a crescere bene.

Individueremo i segni che indicano la debolezza di perseveranza, ma anche le profonde cause di questa debolezza nascoste dentro di noi.

Occorre studiare  attentamente questo elenco e guardarci in faccia, allo specchio,  lealmente, se vogliamo sapere chi siamo e cosa siamo capaci di fare.

Ci sono delle debolezze che debbono essere affrontate da tutti coloro che desiderano avere buoni risultati (noi genitori vogliamo aiutare i nostri figli):

 

Mancanza di riconoscere e definire chiaramente ciò che si vuole davvero.

 

Procrastinazione con o senza causa (normalmente protetta da una formidabil

schiera di alibi e scuse).

 

Mancanza di interesse nell’acquisire una conoscenza specifica.

 

Indecisione, abitudine di scaricare le responsabilità in tutte le occasioni, invece di

affrontarle (sostenute dagli alibi).

Abitudine di fare assegnamento sull’alibi, invece di creare dei piani definiti per la

soluzione dei problemi.

Propria insoddisfazione. C’è poco rimedio per questa afflizione, e poche speranze

per coloro che ne soffrono.
Indifferenza, che normalmente si riflette in negativo nella prontezza -in tutte le

occasioni- di scendere a compromessi invece di andare contro le opposizioni e

combatterle.


Abitudine di dare la colpa agli altri per i propri errori e di accettare le circostanze

sfavorevoli come se fossero inevitabili.

 

Debolezza di desiderio, dovuta alla scelta di motivi che non stimolano l’azione.

 

Disposizione, e persino prontezza, a rinunciare al primo segno di sconfitta.

 

Mancanza di piani organizzati, messi per iscritto in modo da poter essere

analizzati.

 

Abitudine di rinunciare a seguire delle idee, o afferrare l’opportunità non appena si

presenta.

 

Speranza invece di volontà.

 

Abitudine di venire a un compromesso con la sconfitta, invece di mirare alla

riuscita (mancanza generale di ambizione d’essere, di fare, di possedere).

 

Ricerca di tutte le vie più corte per arrivare al risultato, cercando di ottenere senza

dare un giusto equivalente (classico gioco d’azzardo), cercando di fare affari

perfetti.

 

Paura della critica, incapacità di creare piani e di metterli in azione a causa di

quello che possono pensare, fare o dire altre persone. Questo nemico è il primo

della lista in quanto generalmente esiste nel subconscio dove la sua presenza

spesso è subdola e irriconoscibile.


PAURA DELLA CRITICA

 

E se i nostri figli hanno troppa paura della critica?
Esaminiamo con lo scrittore Hill che ci aiuta in questa ricerca, i sintomi più forti della paura della critica: “… molti permettono ai parenti, agli amici e a chi  sta loro intorno di influenzare  talmente la loro esistenza da non poter vivere normalmente la vita a causa di una eccessiva paura della critica. Un gran numero di persone sbaglia matrimonio, ma resta unita e conduce una vita miserabile perché ha paura delle critiche. Molti uomini e donne, giovani e meno giovani, permettono ai loro parenti di distruggere la loro vita nel nome del dovere perché hanno paura delle critiche. Il dovere non richiede a nessuna persona di sottomettersi alla distruzione delle ambizioni personali e del diritto di vivere la propria vita nel proprio modo. Alcuni rifiutano di rischiare negli affari quando hanno paura delle critiche che seguirebbero in caso di fallimento. La paura della critica, in questo caso, è più forte del desiderio del successo. Troppe persone rifiutano di pensare ad arrivare ad alte mete, si rifiutano perfino di scegliere una carriera perché hanno paura delle critiche dei parenti e degli amici, che potrebbero dire: -Non mirare così in alto, la gente penserà che sei pazzo-…”

Quando il Trainer P.G. mi suggerì di lasciare il posto da dirigente che avevo raggiunto prima dei trent’anni (un lavoro “sicuro) per abbandonarmi al desiderio di fare il comunicatore a tempo pieno, il  primo impulso fu paura di quello che avrebbe detto la gente. Era un suggerimento molto sproporzionato per me, al di sopra di quello che io avessi mai concepito fino ad  allora. Veloce come un fulmine la mia mente cominciò a crearsi degli alibi e delle scuse, tutte rintracciabili nella relativa paura della  critica.

Non lo puoi fare, sei troppi timido…

Cosa penseranno i tuoi parenti?

Come guadagnerai il tuo vivere?

Nessun “ragioniere” é mai diventato comunicatore…

Con che diritto credi di potercela fare?

Chi sei per mirare così in alto?

Ricordati che i tuoi erano operai…

Cosa ne sai della filosofia, della psicologia, della comunicazione?

Qualcuno penserà che sei pazzo (accadde)

Perché tuo cugino non l’ha fatto prima di te?

Come accadde a Hill (a cui mi ispiro spesso) quando decise di scrivere Think an grow rich, queste e altre domande scoppiarono nella mia mente e tentarono di attrarre la mia attenzione e distrarmi dal progetto. Sembrava che il mondo mi dedicasse, all’improvviso, tutta la sua attenzione con lo scopo di rendermi ridicolo e in tal modo farmi rinunciare a ogni desiderio di portare  avanti il suggerimento del trainer P.G. 


Si presentava l’occasione di bloccare le mie ambizioni prima che prendessero il sopravvento su di me.

Più tardi nella vita, dopo aver seguito  migliaia di persone nei loro percorsi di crescita, ho scoperto che la maggior parte delle idee muoiono prima di nascere e che per non morire hanno bisogno di un soffio di vita tramite azioni immediate.

Il momento giusto di curare un’idea è alla nascita
ogni momento in più che essa vive
le dà un’opportunità migliore di sopravvivere
La paura della critica
è alla base della distruzione di molte idee
che non hanno mai raggiunto
lo stadio di programmazione e azione…”



Ditelo ai vostri figli.
Dite loro di non credere che il successo sia il risultato di un colpo di fortuna.
Coloro che si basano solamente sulla fortuna, vengono quasi sempre delusi, perché  tralasciano un fattore importante che deve essere, invece, presente in chi desidera qualcosa nella vita:

La conoscenza
grazie alla quale
i colpi di fortuna
si possono ottenere
a comando
L’unico colpo
che si può fare
con successo
é un colpo
fatto da soli

Esaminate i primi cento ragazzi che incontrate nel mondo dei vostri figli.
Chiedete loro cosa vogliono dalla vita.
Molti non  saranno capaci di dirvelo.

Se li spingerete a dare una risposta qualcuno dirà sicurezza, qualcuno denaro e pochi felicità.

Altri diranno fama e potere.

Alcuni diranno  riconoscimenti sociali, facilità di vita, abilità nel cantare, danzare, scrivere, fare sport.

Quasi nessuno di loro sarà però capace di definire questi termini o di dare la più pallida indicazione di un programma attraverso il quale sperano di realizzare questi desideri così vagamente espressi.

La ricchezza non corrisponde ai desideri e basta.
Essa corrisponde a programmi definiti, basati su desideri definiti, attraverso perseveranza costante.

Dite ai vostri figli che ci  sono quattro semplici passi per abituarsi a tenere duro nella vita. Passi che non richiedono intelligenza fuori dalla norma, né particolare cultura; ma solo un po’ di tempo e dedizione:

Una meta definita, coadiuvata da un desiderio bruciante di raggiungerla

 

Un programma definito che si esprima in azione continua

 

Una mente chiusa a tutte le influenze negative e scoraggianti; compresi i

suggerimenti negativi da parte di parenti, amici e conoscenti

 

L’unione con una o più persone che li incoraggino a seguitare con

programmazione verso uno scopo.


Questi quattro passi sono essenziali per il successo in ogni campo.
Continuando a leggere Hill: …sono passi per mezzo dei quali una persona può controllare il suo destino; sono i passi che guidano alla libertà e indipendenza di pensiero; sono principi che portano al risultato; sono passi che possono portare al potere e alla fama; sono i quattro principi che garantiscono i colpi di fortuna; sono i principi che convertono i sogni in realtà fisiche e portano alla supremazia sulla paura, sullo scoraggiamento, sull’indifferenza…

Domandantevi, insieme ai vostri figli, quale potere “mistico” dà agli uomini perseveranti la capacità di superare certe difficoltà.

Dice Hill che la qualità della perseveranza (tenere duro nella vita) mette nella mente di una persona delle forme di attività spirituale, mentale o chimica, che danno l’accesso a forze superiori e che l’Intelligenza Infinita si mette a fianco della persona che continua a lottare anche dopo aver perso delle battaglie, con tutto il mondo che gli è contrario…

Nel mio ruolo di formatore, di méntore, ho avuto il privilegio di analizzare la vita di molte persone che hanno ottenuto risultati superiori alla media, di stare loro molto vicino. E  parlo con consapevolezza quando dico che ho trovato come particolare qualità in loro la perseveranza. In queste persone il tener duro è stata la maggior risorsa dei loro stupendi traguardi.  Se si fa uno studio obiettivo dei condottieri, profeti, filosofi, santi e capi religiosi del passato, si è portati all’inevitabile conclusione che la perseveranza, la concentrazione degli sforzi e la definizione degli scopi, sono state le maggiori ragioni del loro successo.

Diventate i migliori fornitori dei vostri figli.
Loro sono i vostri Clienti più importanti.

Salutateli per me.

BUON LAVORO
e
BUONA VITA


RIUSCIREMO…
_______________

Ho aperto questa piccola opera dedicata al rapporto con i nostri cuccioli, pubblicando la lettera di un padre che confida al suo bambino -per iscritto-  di essere stato colto da rimorso postumo per averlo  mal-trattato; per avergli chiesto troppo senza avergli fornito nulla per crescere.

Termino il mio lavoro proponendo ai lettori un’altra lettera di un padre al figlio.
Una lettera preventiva che lo scrittore Rudyard Kipling, Premio Nobel per la letteratura (anno 1907), scrive al figlio per aiutarlo a diventare grande.

E’ una lettera piena di amore e di responsabilità.
L’obiettivo più ambito per noi genitori é di riuscire a diventare i buoni consiglieri dei nostri figli; ci sentiamo amati da loro anche in relazione all’ascolto e all’attenzione che ci dedicano… (ricordate il prologo di questo libro?).

Anche questa lettera, come la prima, tocca il cuore.
L’ho scoperta per caso, sfogliando buoni scritti per fare meglio il mio lavoro di educatore, dedicato ai bimbi grandi.

Il messaggio di Kipilng mi sembra possa rappresentare un ottimo proponimento per viaggiare nella vita, con un ottimo passo,  al fianco dei nostri ragazzi.

F.M.


Se riesci… (R. Kipling)

Se riesci a non perdere la testa, quando tutti intorno a te la perdono e ti mettono sotto accusa…
Se riesci ad avere fiducia in te stesso, quando tutti dubitano di te,
ma a tenere nel giusto conto il loro dubitare…

Se riesci ad aspettare senza stancarti di aspettare
o, essendo calunniato, a non a non rispondere con calunnie
o, essendo odiato, a non abbandonarti all’odio
pur non mostrandoti troppo buono
ne parlando troppo da saggio…

Se riesci  a sognare senza fare dei sogni i tuoi padroni…
Se riesci  a pensare senza fare dei  pensieri il tuo fine…

Se riesci, incontrando il successo e la sconfitta, a trattare questi due impostori allo stesso modo…

Se riesci a  sopportare di sentire le verità che tu hai detto
distorte da furfanti che ne fanno trappole per schiocchi
o vedere le cose per le quali hai dato la vita distrutte
e umiliarti e riscostruirle con i tuoi strumenti ormai logori…

Se riesci a  fare un solo fagotto delle tue vittorie
e rischiarle, in un solo colpo, a testo o croce
e perdere, e ricominciare da dove iniziasti
senza mai dire una parola su quello che hai perduto…

Se riesci a  costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi polsi a sorreggerti
anche dopo molto tempo che non te li senti più
e a resistere, quando ormai in te non c’è più niente
tranne la tua volontà che ripete: resisti!

Se riesci a  parlare con la canaglia, senza perdere la tua onestà
o passeggiare col Re, senza perdere il tuo senso comune…

Se tanto amici che nemici possono ferirti…
Se tutti gli uomini per te contano, ma nessuno troppo…

Se  riesci a colmare l’inesorabile minuto con un momento fatto di sessanta secondi
tua è la terra e tutto ciò che in essa è; e, quel che più conta, sarai un uomo, figlio mio…

AGORA’

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Perché non ne formiamo una?
Nell’ antica città greca era il luogo destinato al mercato  e alle riunioni, centro della vita civile e politica. Sull’agorà il nostro progenitore Socrate (forse la figura  principale della filosofia greca e del pensiero occidentale) cercava  di ribellarsi alla convinzione comune che la filosofia non potesse che  essere un mero esercizio retorico. Egli cercava di vederla, invece, come  uno strumento di verità, il cui scopo potesse diventare l’individuazione  dei criteri di valore che stanno alla base dell’agire e del pensare  dell’uomo.

Socrate dichiarava la sua assoluta ignoranza con la nota formula del  sapere di non sapere. Provvedeva all’interrogazione degli altri  per far nascere in loro, dopo averne smacherato i falsi convincimenti, il desiderio della ricerca della verità. Sosteneva che la virtù dipende  strettamente dal sapere; secondo il principio che chi conosce il bene  non può non volerlo e chi non vuole il bene è perchè ancora  non lo conosce.

Voglio invitare ad esprimersi su questo lavoro esperti, studiosi dell’essere umano; in particolare educatori portati all’educere “condur fuori” di latina memoria, impegnati in processi difficili dell’educazione; addetti ai lavori capaci, che possono sicuramente venire in nostro  aiuto alla fine di questo viaggio che ci ha portati ancora una volta a ragionare sul carattere dei nostri figli. Chiediamo agli esperti un aiuto ad agire con fiducia, a mettere in pratica perseverando.

Invito anche voi cari genitori-lettori a esprimere la vostra speranza.
Vi invito anche a raccontarci come avete risolto un caso difficile con i vostri ragazzi, come li avete saputi aiutare nei momenti più critici della loro crescita: leggerò con attenzione la vostra testimonianza e, se me ne darete l’autorizzazione, pubblicherò il vostro contributo nella mia agorà elettronica (www.francomarmello.it).

Imparare dagli altri e riscoprire, sviluppare insieme il sano esercizio dell’emulazione rappresenta anche oggi un sano tentativo di fare  agorà.


Attendo contributi da chi é interessato al tema:

Esperti del comportamento

Insegnanti ed educatori in genere

Genitori

Figli piccoli e grandi

Nonni

Zii

Vicini di casa

Chi non ha figli e vorrebbe averne

Chi non li ha perché non li vuole

Tutta la gente che vuole dare una mano

 

Possono nascere di sicuro nuove energie intorno a un tema così difficile ma irrinunciabile.
L’unione fa la forza sostengono gli antichi.
Nelson Rolihlahla Mandela ci ha poi insegnato che la forza del singolo  messa a disposizione del gruppo è il vero ingrediente di successo  di ogni faccenda comune.

franco marmello
      info@francomarmello.it

LOGO ROSEA 11.1.2016

Rosalba SELLA