ROSEA = ALLA SCOPERTA DELLA NOSTRA TERRA: LA CHIESA DI SAN ROCCO IN CENEDA (TV) ITALIA = ROSALBA SELLA
ROSEA = ALLA SCOPERTA DELLA NOSTRA TERRA: LA CHIESA DI SAN ROCCO IN CENEDA (TV) ITALIA = ROSALBA SELLA
Oggi, insieme al nostro storico“Virgilio”, così come lui, volendo scoprire “terre sconosciute” siamo andati in un luogo nascosto, misterioso, di valore inestimabile.
Prima di iniziare il nostro viaggio vogliamo darvi una breve introduzione sulla località di Ceneda (TV) Italia e la sua storia.
Nel 1866, quando il Veneto fu annesso al Regno d’Italia, il Comune di Ceneda e quello di Serravalle si unirono prendendo il nome di Vittorio, in onore del Re Vittorio Emanuele II.
57 anni dopo, il 22 luglio 1923,Vittorio diventò Vittorio Veneto e una città unita a tutti gli effetti, ed è sita alle pendici delle Prealpi Trevigiane e lambita dalle acque del fiume Meschio, mentre nel passato i due centri abitati, erano nettamente distinti.
I primi documenti riguardanti Ceneda vengono attribuiti allo storico Agathias (IV secolo d.C.) che nominò per primo l’antica Keneta, la cui etimologia ci suggerisce una derivazione di origine Celtica (Kènet).
In epoca Romana Ceneda fu campo trincerato di appoggio al Castrum di Serravalle per la difesa di Opitergium, (Oderzo). Dopo la distruzione di Oderzo, Ceneda divenne città vescovile e, con l’arrivo dei Longobardi, divenne capitale di un Ducato che comprendeva un territorio che si estendeva dal Piave al Tagliamento. Nel 962, l’imperatore Ottone I concedette anche la giurisdizione temporale al vescovo di Ceneda,Siccardo. Fino al 1700 il potere della città venne retto dai Vescovi-Conti e Ceneda riuscì a mantenere la propria autonomia dalla Serenissima. Nel 1768, un decreto Veneziano, tolse ai vescovi il potere temporale e giurisdizionale, lasciando solo il potere spirituale.
Da piazza Giovanni Paolo I, la bellissima piazza di Ceneda incorniciata dal duomo e dai vari musei, costeggiando la Villa e il Parco Comunale Papadopoli si raggiunge la sommità del colle di San Rocco e la chiesa di San Rocco.
In passato, sul colle, sorgeva una fortezza a difesa della rocca di Ceneda: il Castrum Sancti Elisei, distrutto dagli Ungari agli inizi del 1400.
Una prima piccola chiesetta dedicata a San Rocco sorse alla fine del XV secolo, edificata sulle rovine dell’oratorio preesistente in onore del profeta Eliseo. Il tempietto fu eretto per volontà di Nestore Lioni, cavaliere di origini francesi e benefattore della Chiesa, in onore di San Rocco di Montpellier, protettore degli appestati.
Dal 1400, l’altura prese il nome di Colle San Rocco conseguentemente alla grande devozione popolare. Quando nel 1630 la peste si abbattè su Ceneda, tutti gli abitanti fecero il voto di recarsi ogni anno in processione a San Rocco se la peste non avesse fatto vittime. Miracolosamente la città rimase quasi del tutto illesa e i Cenedesi tennero fede al voto fatto, innalzando san Rocco a compatrono della città insieme a San Tiziano.
L’attuale chiesa è opera di Monsignor Filippo Artico che nel 1824 chiese al Comune di far costruire sul colle un rifugio per gli orfani e la chiesa in stile neoclassico.
L’edificio di San Rocco, in stile classico di ordine dorico, ha pianta centrale ed è sormontato da una cupola e da due campanili simmetrici. È stato successivamente adornato con 10 statue tra cui Santa Augusta e Santa Barbara.
Nel 1895 il colle di San Rocco e tutti i suoi possedimenti vennero acquistati dal conte Luigi Sormani Moretti, senatore del Regno d’Italia, che eresse nel sotterraneo una cripta per la figlia Camilla e restaurò tutto il complesso.
Il padre non volle allontanare le spoglie della figlia dalla villa materna e dai Ceneda. La madre di Camilla era la contessa Teresa Lazzari Costantini, la cui famiglia abitava villa Costantini, poi acquistata conosciuta come Villa Papadopoli. Esisteva un’apertura, oggi murata che portava dalla villa alla chiesa e veniva utilizzata dai genitori per portare i fiori sulla tomba della figlia, passando dal parco dove lei giocava.
Dal tempo del Sormani San Rocco è sempre rimasto proprietà di privati.
Gli attuali proprietari, la famiglia Bezzo, sono i protettori di questo inestimabile tesoro storico e negli anni ne hanno avuto cura intervenendo privatamente sostenendo spese per le varie manutenzioni esempio per la riparazione delle crepe, infiltrazioni del tetto e messa in sicurezza dell’area interna.
Si fa presente che nonostante le amorevoli attenzioni rivolte a questa bella e storica chiesa che tanto ha dato alla popolazione locale, che attualmente è a disposizione di tutti i cittadini, necessita di un più ampio e gravoso intervento di ristrutturazione.
Con questo articolo si vuole sensibilizzare i cuori e le coscienze, sapendo che se non si salvano le nostre radici rappresentate da luoghi di culto storici e di memoria popolare, nulla rimarrà a testimoniare la nostra identità nazionale
REPORTER FREELANCE ROSEA Carla Zandonà
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Rosalba Sella